«Credevamo di essere onnipotenti e sbagliavano. Credevamo di aver capito tutto e non avevamo capito niente». Susanna Tamaro racconta nel suo ultimo libro Tornare umani (Solferino) il “trauma collettivo di cui oggi viviamo le conseguenze: una situazione di gravissimo contrasto sociale, patologie psicologiche diffuse in forme acute soprattutto tra i giovani, un’incertezza generale sul futuro”.
«Non possiamo giudicare chi si è trovato a gestire l’emergenza – si può provare solo vicinanza e comprensione per loro – ma questa vicinanza umana non ci deve esimere dall’indicare le carenze, la fragilità e le responsabilità di una società che era totalmente impreparata a questo evento e che, con lo spauracchio ancestrale della peste, è stata dominata dal caos medico e organizzativo. Lo dico non certo non criminalizzare i responsabili, che sono stati gravati da un peso spaventoso, ma perché questo comportamento, dato che le pandemie purtroppo torneranno, non si ripeta in futuro. Tutto meno che scienza è stato il continuo sproloquio dell’esperto di turno che, al di là del suo stesso narcisismo, non ha fatto altro che veicolare ipotetici contenuti contraddittori, senza mai porsi una mano sulla coscienza e interrogarsi su quanta confusione e angoscia quelle parole pronunciate con leggerezza potevano portare alle persone meno capaci di comprendere la complessità».
La gestione della pandemia è stata disastrosa in ogni sua fase. Una bizzarria dietro l’altra, da un clima di totalitarismo sanitario a scene apocalittiche, guerre incredibili contro runner, grigliate, pensionati, studenti, famiglie divise, coprifuoco. Libertà invase e calpestate in tutti i modi, con provvedimenti alla rinfusa, casuali, a volte persino divertenti, come i monopattini o i famigerati banchi a rotelle. Persino i vaccini, preparati di corsa e presentati come infallibili, si sono rivelati così e così, impotenti con la diffusione (per ammissione tardiva degli stessi produttori), deboli con la protezione (che oggi è al 70% e dura una manciata di mesi) e con effetti collaterali preoccupanti ancora tutti da studiare (sono stati avviati solo oggi i trial clinici di Moderna e Pfizer per monitorare le conseguenze su trombosi e miocarditi, che per i televirologi erano frutto di incoscienti No Vax).
La Pfizer. Non per darla vinta facile ai complottismi di tutte le salse, è evidente che una multinazionale pensa soprattutto al profitto. E le multinazionali non si mandano avanti con carità e volontariato. Ma per favore, almeno le ali da angioletto no. Non dopo le indagini della Procura Ue. Non è solo questione di vaccini fatti in fretta per esigenze di mercato, o di test mancanti. I pm hanno ipotizzato pure la corruzione e il riciclaggio: 30 miliardi di euro pubblici. «Per capire qualcosa di più delle nostre benefattrici, dovremmo considerare qualche dato, riportando quelli precedenti all’era Covid, visto che dietro la loro bonaria sollecitudine si nascondeva già la ferocia dei grandi predatori. Lupi travestiti da agnelli. Nel 2009, la Pfizer è stata multata per 2,3 miliardi di dollari. […]. Per quali ragioni sono state multate? Per comunicazioni e azioni fraudolente. La Pfizer, inoltre, è stata condannata per essersi approfittata di un’epidemia di meningite in Nigeria, nel 1996, per sperimentare nuovi farmaci. Per la morte di un bambino povero, infatti, chi mai può reclamare? Questo è il livello etico dei nostri salvatori».
Certo, poi ci sono le scienze empiriche. Che, per carità, hanno fatto il loro lavoro. Solo che una gestione scriteriata della pandemia le ha volute assolute. La scienza è per sua natura contraddittoria, lo abbiamo segnalato più volte anche in questo giornale, procede per tentativi ed errori. Mai si fonda su verità indiscutibili, ma trova la sua legittimità proprio sul dibattito, sulla contraddizione. A una visione sana della scienza, si è sostituito un fanatico scientismo positivista, un violento “culto della scienza idolatrica”. «Lo scienziato è la vestale del post-umano, il vate dell’inevitabile transumassimo. A lui bisogna credere ciecamente, lui indaga la realtà minimale, lui con i suoi diagrammi e le statistiche può illuminare e spiegare tutto ciò che ci riguarda».
Questo libro racconta due anni in cui abbiamo scoperto di saper essere feroci e cattivi, persino la Lucarelli è riuscita a peggiorarsi, abbiamo “lacerato la trama della nostra convivenza”, ci siamo, come sempre, divisi. La speranza è ritrovare il “filo di Arianna” per ricucire il nostro stare insieme. È il miracolo delle piccole cose. Non bisogna essere eroi. Bisogna tornare ad essere, appunto, semplicemente umani.
Foto Giovanni Guida, Dio smaterializza la molecola del Coronavirus CC BY-SA 3.0
Una riflessione che dovrebbe essere presa come contenuto di un “manifesto” di una piattaforma politica aperta a tutte le parti.
Come governare il Paese e la lotta ad una pandemia dovrebbe diventare oggetto di un lavoro legislativo bicamerale.
Una pandemia é come un terremoto del 10° grado e bisognerebbe che tutto il.Sistema-Paese sappia esattamente cosa fare.