Bisogna considerare come padre fondatore di Las Vegas niente di meno che il filosofo danese Soren Kierkergaard. Fu il primo a pensare ad una città dedita al gioco d’azzardo ed al divertimento e lo fece per ragioni di Stato. Kierkergaard non pensava ovviamente al lontano Nevada, ma alla sua Copenaghen. Se Copenaghen fosse stata la prima Las Vegas, tutti i ricconi del mondo si sarebbero precipitati, incluso lo scià di Persia. Ed ecco il piano di Kierkergaard. Sequestrare lo scià e chiedere un riscatto tale da poter sollevare il cospicuo debito pubblico danese. Poi uno pensa che i filosofi non servano a niente.
Se il governo italiano avesse letto Kierkergaard la pianterebbe di stare lì ad impedire a dei disgraziati di sbarcare nei nostri porti. Li accoglierebbe subito per dargli la sacrosanta assistenza che spetta a tutti gli sventurati della terra. Se poi nessun altro paese europeo, che pure consente di far battere la sua bandiera alle navi che raccolgono questi sventurati in mare, rifiutasse di ospitarli, il governo italiano potrebbe mettere sotto sequestro dette navi. Ma non valgono la spesa dei rifugiati. Intanto le varie ong che le fanno scorrazzare liberamente dovrebbero porsi la pena di armarne delle altre. Appena fatto, si sequestrano anche quelle.
In parole chiare il governo italiano ha ragione nel voler fare un braccio di ferro con una comunità europea che intende scaricargli il peso dei profughi interamente sulle sue spalle. Non può fare invece il braccio di ferro sulla pelle dei profughi, non può minacciare la guerra attraverso un blocco navale, non può ridicolizzarsi dicendo, facciamo un trattato con il governo libico, quando la Libia non ha più un governo, e vorremmo evitare il gusto picaresco di provare a gestirne uno con le varie tribù, come ai tempi di Sir Lawrence. Il governo può invece sequestrare le navi che trasportano i migranti e avviare una trattativa per la loro riconsegna. Oppure potrebbe avere una qualche idea migliore evitando di ripetere ogni giorno, vadano in un altro porto. E per quale ragione dovrebbero andare a La Valletta porto di uno Stato più piccolo della Sicilia, o a Tripoli, dove rischiano la vita? Mentre è solo una battuta di dubbio gusto quella di dire se la bandiera è norvegese li portino ad Oslo. Già Lampedusa potrebbe essere lontana per simili disgraziati.
Il partito repubblicano sin dagli anni 80 del secolo scorso pose al governo il problema delle possibilità di accoglienza del nostro paese, e quindi conosce perfettamente la necessità di flussi, di programmazione, di formazione culturale e soprattutto delle incompatibilità sociali. L’accoglienza è materia politica e va negoziata con tutti i paesi europei, anche tenendo il coltello fra i denti se occorre. L’assistenza è invece un dovere primario ed immediato per qualsiasi Repubblica democratica, soprattutto quando non si vuole apparire come una Repubblica delle banane che lascia morire la gente in mare.
Foto gunnarmallon