Come se a Report fosse tornato Fouquier-Tinville con mantello e bicorno piumato, la ministra del Turismo, onorevole Santanchè è belle che spacciata. Ieri sera ci sono state le conclusioni del pubblico accusatore, tutte in un fiato. Non è vero che la partecipazione del ministro non abbia mai superato il 5% di Ki Group. Report sarebbe in possesso di documenti che dimostrerebbero che Santanchè possedeva il 14,9% di controllo della società già dal 2013. Non solo. Santanchè aveva sottoscritto un patto parasociale che la poneva direttamente nella governance. Non è vero, che sarebbe entrata nella società solo per aiutare il figlio. Aveva appena 16 anni! Ci sarebbe invece un tornaconto personale come dimostrerebbero i documenti interni della società relativi all’aumento di capitale di Visibilia, sempre dal 2013. È falso che la ministra non ha avuto alcun ruolo operativo in Ki Group, Report è in possesso di foto e documenti inediti che rivelerebbero l’esatto opposto. Così come è falso che i compensi del ministro non abbiano mai superato i 100mila euro lordi. Documenti interni della società dimostrano che i suoi compensi superano i 400mila euro lordi all’anno anche quando la società perdeva milioni di euro. Ranucci – Fouqiuer contesta anche Santanchè che ha negato di essere ancora in azienda quando i dipendenti di Ki Group sono stati licenziati senza liquidazione. Ecco i documenti che la smentiscono. Il ministro ha negato che la dipendente di Visibilia abbia lavorato mentre era in cassa integrazione a zero ore? Entrino i testimoni, la dipendente di Visibilia a volto scoperto davanti alla telecamera, mica siamo da Giletti, che carte alla mano smentisce in toto quanto asserito della Santanchè, l’azionista di minoranza di Visibilia che la contraddice. Siamo al gran finale Santanchè ha promesso che si farà carico dei debiti di Visibilia? Ranucci – Fouqieur – Tinville, sventola un altro documento della Procura di Milano che negherebbe proprio questa ipotesi.
Solo il Tribunale rivoluzionario aveva una simile procedura accusatoria, eppure per quanto i suoi poteri fossero molto ampli, l’accusato doveva essere presente agli atti. In verità Ranucci ha dunque superato Fouquier – Tinville che teneva la sua arringa ad un contradditore anche se quello non poteva disporre di testimoni a discarico. Per il resto è ammirevole la passione giornalistica di Ranucci, il suo voler fare servizio pubblico, non lasciarsi intimidire dal potere, cercare la verità, sinceri complimenti. Non fosse appunto che come parodia di Fouquier – Tinville, senza dispone dei poteri accusatori del Tribunale e senza potere poi travestirsi da Herman, il presidente, per esprimere la sentenza, le sue sono principalmente chiacchiere ad effetto. Ranucci è bravissimo a fare televisione, dove informazione e mistificazione, possono confondersi facilmente. Ha ragione che qui non è questione di garanzie, solo che in assenza della difesa, chi assicura della bontà delle prove prodotte? L’accusa? Questo il problema.
La Voce Repubblicana molto più modestamente, non ritiene l’onorevole Santanchè colpevole piuttosto che innocente, e nemmeno si permette di asserire di conoscere meglio di lei le questioni e la documentazione inerenti alle società di cui è stata o è tutt’ora socia. Se poi fossimo una Corte di Giustizia come Report, non faremmo un processo senza l’imputato. Nemmeno la Rivoluzione ti processava in contumacia, solo la Santa Inquisizione. Tuttavia le contestazioni fatte al ministro ci sembrano lo stesso impietose. Il ministro dovendo riferire alle Camere sulle accuse che le venivano rivolte, ha dichiarato di non aver ricevuto un avviso di garanzia e di essere al centro di un complotto. Per questo non c’era bisogno di andare in Aula, bastava una nota alle agenzie di sole sei battute, non so in che mondo vivo. Dal che ci si chiede come possa fare il ministro.
il postalista