Con le allerte meteo ancora in essere e i primi interventi urgenti da eseguire nelle zone più a rischio Eugenio Fusignani, responsabile nazionale degli EE. LL. del PRI e vice sindaco di Ravenna, pone un problema politico di prospettiva sul dopo alluvione, chiedendo la nascita di un’autorità su scala romagnola; un’area metropolitana, che si occupi di pianificazione territoriale e anche al governo delle acque, al di là dei campanili e dei confini amministrativi. «Abbiamo fatto quanto umanamente possibile e con umiltà ci scusiamo per quello che si poteva fare meglio. Ora però quanto successo impone una riflessione sulle scelte di pianificazione, a partire da quelle urbanistiche del piano regolatore che stiamo redigendo. Va ripensato un territorio non solo su base comunale, il territorio funziona per bacini di bonifica che però devono dialogare tra loro. Per questo penso a un’area metropolitana che va resa efficiente, un ente che si occupi con competenze specifiche della sicurezza territoriale e dei cittadini».
Nell’immediato Fusignani ringrazia il governo per i 2 miliardi di euro stanziati anche se li ritiene insufficienti e pensa ai primi interventi sugli argini, alla pulizia degli alvei e all’eradicazione delle specie nocive, ma avverte. «Non possiamo dare la colpa di quanto accaduto solo alle nutrie e ai cambiamenti climatici, gli esiti peggiori si sarebbero verificati lo stesso. Gli eventi eccezionali si moltiplicano entrando ormai nel novero delle possibilità. Allora occorre un ente sovraordinato. Infatti non può essere la Regione a decidere da lontano per tutti, perché la Romagna vive unita o muore dello stesso destino. Non possiamo compiere scelte in un territorio che poi possono avere esiti negativi altrove. Allora dobbiamo porre la questione in sede di governo». Il depotenziamento delle province con la riduzione delle risorse e con la soppressione delle cariche elettive del 2014 è oggetto di una discussione in atto da tempo, con un progetto di riforma che riporta le lancette indietro al preriforma del Delrio e che piace ai partiti di governo ed è caldeggiato dall’Upi. E allora si torni alle elezioni diretta del presidente di un ente di area vasta con una sua autonoma giunti che provveda a riprogettare un territorio unico nelle sue specificità ma divenuto vulnerabile anche a seguito di un modello di sviluppo che va rivisto.