Nemmeno 48 ore dal ritrovamento dei corpi dei bambini uccisi nei kibbutz e sono già emersi i sentimenti profondi che vivono nell’opinione pubblica italiana. Dalle teorie negazionista, è una falsità l’olocausto, figurarsi una simile strage, agli ambasciatori che ci spiegano come morire di stenti sia molto peggio di una morte violenta, agli esperti prontissimi a ricordare il 40 per cento di quattordicenni della popolazione di Gaza. Il risultato è che le bandiere palestinesi sventolano sull’ università di Padova, gli studenti cantano che Tel Aviv deve bruciare, mentre a Brescia il sindaco rifiuta di esporre la bandiera israeliana. Meno male che ogni anno celebriamo il giorno della memoria per poi perdere completamente il senso dell’attualità.
Il bello è che ancora Israele non ha fatto niente salvo tirar giù un paio di edifici di Gaza ritenuti centri logistici di Hamas e ripulire il terreno dai nuclei armati infiltrati. Aspettiamo venga messa in pratica l’affermazione del premier Netanyahu, per cui tutti i membri di Hamas saranno uccisi e allora si che vedremo cosa succede. Il professor Orsini già si è messo a strillare che non è possibile sradicare il terrorismo in medio oriente, così come non era possibile arrestare l’armata russa in Ucraina. A questo serve il pensiero occidentale, a rendere possibile l’impossibile. Le popolazioni arabe non ritenevano nemmeno possibile attraversare il deserto per prendere alle spalle l’esercito turco stanziato a Aqaba, eppure un inglese riuscì a passare il Sinai, esattamente come Mosè. I sette pilastri della saggezza, in cui il colonnello Lawrence scrive le sue memorie, sono opera molto utlle per avere un’idea completa delle popolazioni arabe stanziate fra il Cairo, Damasco ed Amman, all’epoca nessuno parlava di palestinesi, ma solo appunto d arabi, rigidamente divisi in tribù. Lo sceriffo Alì degli Ibn, membro di una famiglia che discende da Maometto, non recintava le sue terre, si limitava a scavare dei pozzi. Se qualcuno di un’altra tribù a lui non gradita vi si avvicinava per bere, gli sparava. La terra era infatti di tutti, l’acqua solo sua. Un esempio di civiltà araba che bisognerebbe sempre tenere a mente. Il loro concetto di proprietà non è quello che descrive Rousseau ne Il “Trattato sulla diseguaglianza”. Non hanno mai letto Rousseau gli arabi. In compenso hanno saputo tenere traffici e commerci con gli ebrei a lungo, senza mai avere particolari motivi di contrasto. In verità non è un problema che gli ebrei occupino quei quattro sassi che chiamano Israele e nemmeno che difendano il loro tempio dove sono sorte delle moschee. Il vero problema che urta la sensibilità araba e si rivela insopportabile, é che essi, gli ebrei, montino a cavallo. Gli ebrei devono andare a piedi, o al limite, sul dorso di un mulo, come il nazareno. Il cavallo è solo per gli sceriffi arabi, i protettori della fede.
In un simile contesto si comprende facilmente come il gran Mufti di Gerusalemme fosse un estimatore di Hitler e che Himmler fondò delle SS arabe, i cui sopravvissuti fondarono il movimento palestinese o nel caso di Nasser estesero quello nazionalista. e ci si è messi a discutere le differenze fra semitismo e sionismo. Lo stesso Lawrence era antisemita tanto da sviluppare simpatie naziste. Questo è il lato non scritto de I sette pilastri della saggezza, e che pure bisogna considerae, ovvero le conseguenze in occidente della liberazione avvenuta delle popolazioni arabe dalla dominazione ottomana.
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