In un’intervista alla Repubblica l’ambasciatore di lungo corso Sergio Vento e già responsabile esteri del partito repubblicano, testimonia di un incontro con un collega diplomatico libico legato a Gheddafi avvenuto negli anni 80. Costui gli avrebbe detto di aver ricevuto una informativa dei servizi italiani tale per la quale il raiss avrebbe rinunciato a sorvolare il mediterraneo per una sua prevista visita in Polonia. Se la dichiarazione del dignitario libico fosse vera, e quindi Gheddafi avesse necessariamente annullato la sua annunciata partenza il giorno di Ustica, per quale motivo si sarebbe svolta “una battaglia nei cieli”, di cui allo stesso giornale confida di essere convinto il senatore Pellegrino, presidente della commissione Stragi dal 1996 al 2001? Se l’aereo di Gheddafi rimase a terra, chi l’avrebbe fatta la battaglia nei cieli? Non certo i libici, né tantomeno i francesi che li volevano abbattere. Il quotidiano la Repubblica oltre a pubblicare un intervento di Giuliano Amato che spiega il suo sincero amore per la verità da appurare, concede grande rilievo alla notizia che al ministero dei Trasporti risultano scomparsi gli archivi relativi a quegli anni. In un’intervista alla Stampa l’onorevole Giorgio La Malfa ricorda la riunione interministeriale che si svolse su Ustica, dove il ministro dei Trasporti Rino Formica, collega di partito di Giuliano Amato, informò che la causa dell’incidente aereo su Ustica fosse dovuta ad un cedimento strutturale, Questa tesi non fu contrastata in alcun modo e rimase tale per diverso tempo, durante il quale, a meno che il ministro Formica si fosse messo a bruciare documenti, l’archivio del suo ministero non possedeva certo elementi per smentirla. Se il ministero dei Trasporti era privo di documenti rilevanti all’interno del suo archivio, dopo 40 anni non è poi cosa così eccezionale che se ne sbarazzi, altrimenti Formica mentì e quindi, al limite, mettete sotto torchio l’onorevole Formica.
Ovviamente tutto questo non pregiudica che un aereo militare francese o della Nato abbia fortuitamente impattato contro il Dc9 causandone la caduta, così come potrebbe esserci una qualche relazione tra il mig libico caduto sulla Sila ed il Dc 9 stesso. In questo caso l’Italia avrebbe voluto coprire la Libia e non la Francia. Se un mezzo militare di un paese estraneo alla nostra alleanza avesse mai sorvolato un nostro territorio, questo comporta oggettivamente un problema, non necessariamente impone che venga abbattuto. In ogni caso non c’è ragione di occultare e nascondere alcunché, anche considerando la mole di referti che sarebbero stati prodotti dai sistemi di difesa funzionanti nel mediterraneo, ben oltre quelli italiani e francesi e quelli Nato. Possibile che tutti quelli in funzione fossero stati disattivati e che non si trovi una qualche traccia da nessuna parte? Possibile che uomini delle istituzioni che hanno servito il loro paese negli anni e preoccupati di sapere la verità, non si pongano una simile domanda e cioè quanto fosse improbo pensare di mettere a tacere e far sparire una battaglia nei cieli svoltasi nel mediterraneo?
Si chiede al presidente Macron che all’epoca aveva tre anni di contribuire a stabilire la verità. Quello che si può dare per scontato è che se la Francia avesse mai registrato un simile insuccesso per il quale voluto eliminare un leader di un paese straniero ha colpito un aereo di linea di un alleato, non ci sarebbe più nessuna traccia possibile, che il presidente responsabile di un tale evento catastrofico si sarebbe dimesso piuttosto o avrebbe dovuto fisicamente eliminare ogni testimonianza a riguardo ed in maniera definitiva. Altrimenti il suo successore, arrivato entro un anno, avrebbe avuto modo, mai fosse venuto in possesso di qualche prova, di fargli concludere la carriera politica anzi tempo. Macron potrà indagare fin che gli pare, vedrete che si scontrerà con la realtà, per cui o la Francia non c’entra niente o non si trova niente sulla sua colpevolezza. Se si amava davvero la verità, l’onorevole Amato e l’onorevole Pellegrino dovevano chiederla a Gheddafi quando questo era ancora in vita ed aveva così amabili rapporti con i funzionari dei governi che sarebbero poi stati presieduti da Amato o dal partito del senatore Pellegrino.
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