Bisogna avere un po’ di pazienza e comprensione nei confronti del presidente Trump e degli Stati Uniti d’America. Per siglare la pace in Ucraina in poche settimane e mentre imperversa la guerra, o peggio, il bombardamento indiscriminato di quel paese, occorre inevitabilmente cercare una qualche posizione non convenzionale. Mai si dovesse essere inflessibili, attenersi strettamente a quanto detto e fatto finora dallo stesso governo americano nella sua precedente versione, sarebbe allora il momento non di cercare la pace, ma di radicalizzare lo scontro. Stecchire Putin e smembrare la Russia, ecco un’alternativa sicura. Anche perché pensare che una tale soluzione sia scomparsa del tutto dall’orizzonte americano, sarebbe un errore. L’America vorrebbe evitarla per tutte le fatiche che comporterebbe intraprenderla. Non è affatto detto che invece debba trovarsi al punto di perseguirla egualmente. Del resto Trump lo ha ammesso, siamo vicini ad una Terza guerra mondiale.
Per un sincero desiderio di pace, meglio quindi pensare che l’America all’Onu, abbia indossato i panni di Taillerand al Congresso di Vienna. Facile dare addosso al principe di Benevento accusandolo di ogni nefandezza, eppure il ministro rivoluzionario, ritenne indispensabile presentarsi come il capo del governo del re restaurato. Solo così camuffato potette salvaguardare intatti i confini della Francia. Da notare che Taillerand, “il diavolo zoppo”, aveva perso la guerra. Trump eredita una posizione di forza dal momento che l’Ucraina è scossa ma ancora in piedi e principalmente grazie all’America. Vogliamo quindi credere che Trump abbia le migliori intenzioni, desideri che l’Ucraina si salvi, ma che non ritenga possa farlo integralmente, perché, appunto, la riconquista del suo territorio fino alla Crimea, comporterebbe l’incremento dei combattimenti, non la cessazione degli stessi.
Purtroppo, se il presupposto della pace ipotetica pretende che la Russia non venga considerata l’aggressore, la pace non sarebbe tanto ingiusta, per la pace si può anche rinunciare alla giustizia, secondo il pensiero del papa. Piuttosto, non sarebbe duratura. Nel dispositivo negoziale perché questo abbia un qualche valore occorre mettere in chiaro che nonostante la Russia sia un aggressore efferato, si decide di concederle quello che sarebbe troppo costoso riprendersi. Mai la Russia fosse in buona fede, ovviamente non lo è, sarebbe lei stessa a proporre un referendum sotto il controllo internazionale e non delle sue milizie perché la popolazione si pronunci definitivamente e badate che la popolazione nel Donbass ed in Crimea è stata sufficientemente epurata. Tuttavia mai questa proposta verrà fatta dai russi perché il libero voto, non è qualcosa di contemplato da un regime che gli oppositori li ammazza. Zelensky ha sospeso le elezioni perché un popolo non si reca alle urne quando bada a non saltare per aria. I russi oramai sparano duecento droni a notte in ogni direzione, altro che voto in Ucraina.
Se nonostante questo Trump e la sua diplomazia si convincessero che fosse indispensabile il colpo di spugna sulle responsabilità e sui crimini commessi e tutto si riducesse alla spartizione delle terre rare, può anche darsi che si arrivi ad un cessate il fuoco. Tempo che i russi riorganizzino le loro fila per un nuovo attacco, una seconda guerra ucraina in violazione dei trattati. Il presidente Matterella, sotto gli insulti di quella canaglia, lo è finito perché ha ricordato l’unico precedente che pesa, quello del 1991. Allora l’Ucraina restituì le atomiche alla Russia in cambio di una garanzia di sicurezza. C’erano Eltsin e Clinton a sottoscriverlo, in perfetta buona fede, non potendosi ancora rendere conto di quale farabutto sarebbe salito al potere in Russia da lì a breve. Ancora vi è rimasto da più di 25 anni. L’America in questo scorcio di tempo ha visto cinque diversi presidenti, ecco tutta la differenza del mondo. Trump non sembra rendersene conto. Per questo potrebbe pagare uno scotto atroce che ricadrebbe sull’intera comunità occidentale.
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