La Costituzione repubblicana prevede alla norma XII delle sue “Disposizioni transitorie e finali”, il divieto di riorganizzazione “sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Sul postfascismo invece la Costituzione non ha nulla da eccepire. Tanto che la medesima norma prescrive “limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del fascismo”, comma che ha consentito al fucilatore di partigiani Giorgio Almirante di condurre una lunga carriera parlamentare ed all’assassino di Matteotti, Amerigo Dumini, una volta amnistiato da Togliatti, di partecipare liberamente alle elezioni. La Repubblica italiana non ha nemmeno impiccato uno come Dumini. Tanta generosità da parte della Costituzione repubblicana è stata spesso spiegata come la necessità di voler allargare la platea democratica di un paese che usciva da un regime totalitario. Se si rispetta la legge, ognuno può pensarla come gli pare e godere dei diritti di tutti i cittadini. Per cui secondo la lettera costituzionale, il circolo di estrema destra di Firenze “Casaggì” è perfettamente libero di celebrare le personalità di Brasillach, Pavolini e del capo sioux Toro Seduto, a piacere. Se invece i suoi aderenti commettono atti di violenza, ne rispondono penalmente, senza inficiare la loro organizzazione. Per scioglierla, come hanno chiesto i partecipanti della manifestazione “antifascista” di Firenze, occorrerebbe dimostrare, che detta organizzazione in una qualche forma tenda a ricostituire il “disciolto partito fascista”.
Come dovrebbe riuscire a capire anche l’onorevole Fratoianni, la questione è delicata, perché partendo dal presupposto costituzionale che il partito fascista è stato disciolto, o questo già si è ricostituito e senza che nessuno mai se ne fosse accorto o lo avesse denunciato, e quindi se ne chiede un nuovo scioglimento, altrimenti bisogna stabilire quale forma possa ricostituire questo partito disciolto e soprattutto, individuare l’organismo deputato a riconoscere questa forma volta alla detta ricostituzione. La magistratura può perseguire i reati contro la legge non stabilire chi voglia ricostituire il partito fascista e la classe politica di altissimo livello riunitasi a Firenze sabato scorso non ha detto che “Casaggi”, o “Azione studentesca” sono il nuovo partito fascista ricostituito, cosa che farebbe un po’ ridere, ma semplicemente li ha denunciati come gruppi “postfascisti” e quindi costituzionalmente legittimi. I partecipanti della manifestazione di Firenze si sono autodefiniti difensori della Costituzione. Non possono certo pretenderne uno stravolgimento aggiungendo all’antifascismo anche l’anti postfascismo.
La particolarità storica del fascismo, che lo distingue anche dal nazional-socialismo e dal socialismo sovietico, prevede di porre il partito in una collocazione ausiliaria rispetto allo Stato. Il capo del fascismo non era infatti il segretario del partito, che svolgeva funzioni di semplice intendenza, ma il capo del governo, il duce. Nel momento nel quale viene meno il capo del governo, il fascismo si dissolve. Arrestato Mussolini, ad esempio, nessuno si preoccupa di cosa faccia Carlo Sforza. C’è un solo modo per salvare la piena costituzionalità di una richiesta come quella fatta dalla piazza di Firenze, ovvero sostenere che il risorto partito fascista comprende Azione studentesca, Casaggì e si costituisce nella sua interezza nel partito e nella persona dell’attuale capo del governo. Il partito fascista è stato ricostituito in questi mesi e la violenza di strada ne è l’inevitabile conseguenza. Una simile tesi, potrebbe anche rispondere all’esortazione del professor Prodi che vorrebbe prima il programma e poi l’alleanza. L’alleanza ed il programma sarebbero lo stesso, l’antifascismo militante di Firenze, assoluta priorità nazionale.
Insomma, cento anni dopo siamo tornati al 1922, ecco come stanno le cose. Bisogna solo convincere gli italiani che pure non hanno assistito ad una marcia su Roma e tantomeno al fenomeno dello squadrismo in campagna elettorale, che il partito fascista è stato ricostituito ed è già al governo con il trenta per cento dei consensi. Quasi dimenticavamo, tutto questo con una donna che invece di stare ai fornelli, come il fascismo pretendeva, siede a palazzo Chigi in procinto magari di trasferirsi a Palazzo Venezia.