A dire la verità il mondo è in bilico ben più di quanto lo fosse nel 1914. La Cina allora era un ectoplasma politico, i governanti di Russia e Germania erano cugini e l’impero ottomano ordinava il mondo arabo. Districarsi solo fra la moltitudine di Stati e Statarelli islamici sorti oggi è roba da far venire il capogiro. Turchia e Siria potrebbero mai trovarsi su un fronte unico? Ed Egitto e Iran? Basta vedere quello che avviene nel Sahel per avere un’idea del groviglio. Per questo il presidente Biden si muove con tanta circospezione, invitando Israele a non voler regolare tutti i conti in una volta. D’altra parte, bisogna pur considerare il deterrente atomico. Esso è di qualche peso, perché i russi possono bleffare con i loro arsenali, per quanto arrugginiti, almeno ce li hanno. I barbuti mullah di Beirut e Teheran no, per cui pensino bene a quello che fanno.
Prima di sfasciarsi la testa in scenari catastrofici, bisogna preoccuparsi come sempre della coesione delle democrazie occidentali. Se questa vacilla è giocoforza un successo dei suoi nemici. Il mondo multipolare che si richiede è quello in cui le dittature e l’integralismo religioso compiono passi avanti grazie alle debolezze del nostro. Ed è caratteristica delle sole democrazie contestare i propri governi. Nei campus universitari americani, studenti e professori accusano di colonialismo l’occidente e se la prendono con Israele. Sbagliarono completamente obiettivo anche nel 1969 quando accusarono la Casa Bianca di aggressione quando in verità difendeva l’indipendenza di una intera regione dalla minaccia comunista. Non solo se ne accorsero negli anni ’80 persino Sartre e la de Beavoire, ma il Vietnam oggi è diventato un amico fidato di Usa ed Europa, lontanissimo da Russia e Cina che lo sostenevano allora.
Quanto all’Italia, per questa è sempre l’anno zero. A parte i rigurgiti antisemiti, li abbiamo sempre avuti, accendi la televisione e si sentono argomenti di ogni genere. Se i rabbini non impedissero i matrimoni misti, questo aiuterebbe. I rabbini mica governano Israele, ed Israele esiste anche perché i rabbini, come qualsiasi altro religioso, possa sostenere quello che preferisce. I rabbini vogliono anche distruggere l’opera di Spinoza che puoi tranquillamente studiare nelle università israeliane. Poi abbiamo quelli che ci spiegano che Israele tuttavia è uno Stato occupante. Di grazia che cosa occuperebbe Israele, qualche miglio quadrato di deserto? Perché non si guardano le cartine? Possibile che con tutto il mondo arabo esteso, ci si ammazzi per un triangolino di deserto dove gli ebrei vivono da più di tre mila anni? Non sarà piuttosto una reazione alle decisioni dell’occidente prese dopo il secondo conflitto? Non è l’idea di uno Stato non islamico il problema e la terra non c’entra un bel niente, così come l’occupazione un pretesto per allocchi? Ammettiamo anche che domani Israele si dissolva. Davvero si pensa che uno Stato palestinese sorto al suo posto stabilizzi l’area? Non hanno Giordana, Siria e Libano più palestinesi e terra della Palestina di quanto ne possegga Israele?
Insopportabili infine le accuse di crimini di guerra, davanti ai giovani ebrei scannati il sette ottobre. Sono le stesse che si rivolsero agli alleati per aver bombardato Amburgo o Dresda. Allora di sicuro nessuno si preoccupava delle differenze fra nazisti e tedeschi, ma anche tra i nazisti c’erano donne, vecchi e bambini, le hitlerjugen erano bambini. Una cosa di sicuro possiamo metterla in conto. Israele distingue molto più volentieri chi rappresenta una minaccia da chi non lo è. La ragione è semplice. Quando si ha un parente finito nelle camere a gas, si diventa molto sensibili al peso dell’innocenza.
foto dell’archivio digitale del Museo storico della Guerra di Rovereto