Paradossalmente una crisi sino americana su Taiwan sarebbe molto più grave della crisi russo americana in Ucraina e pure meno preoccupante. La rivendicazione cinese del Taiwan è dettata da ragioni esclusive di prestigio. La Cina non ha motivo di temere nulla da Taiwan, in quanto la sua economia è prospera ed avanzata. L’Ucraina legata all’Unione europea potrebbe sbeffeggiare presto la Russia in termini di prodotto lordo, Qualunque scelta faccia il Taiwan la Cina è in grado di realizzarla meglio. In questo momento storico particolare la Cina ha propositi inversi della Russia, ovvero, sente il bisogno di rallentare l’espansione economica, mai invadesse il Taiwan invece, la rilancerebbe. È anche completamente diverso il contesto internazionale, a rigore il Taiwan non è uno Stato storicamente conteso e diviso come l’Ucraina. Taiwan è solo il rifugio dell’esercito nazionalista sconfitto sul continente. Il che non aiuta granché le sorti progressive di quella nazione, perché un riassorbimento alla madre patria, mai ci fossero le condizioni politiche, sarebbe inevitabile. L’Ucraina, lo scriveva Voltaire, sogna la libertà dal tempo di Carlo XII di Svezia.
Se la Russia non ha nemmeno una possibilità di conquistare l’Ucraina sotto il profilo militare, e meno che mai di soggiogarla politicamente, Taiwan potrebbe sparire rapidamente come realtà nazionale. Soprattutto se aggredita richiederebbe un intervento americano diretto. La potenza cinese per quanto approssimativa è avanzata, quando quella russa è obsoleta e decadente.
Bisogna poi considerare che all’interno del partito comunista di Pechino si possa comunque essere formata la convinzione della necessità di un intervento per l’insofferenza verso la Stato ribelle e la complessità delle relazioni con Hong Kong e le altre zone turbolenti dal Tibet allo Xinjiang. Tuttavia, a differenza dell’armata russa che veniva ritenuta pronta per un’impresa rivelatasi fallimentare, i cinesi pronti ad una guerra su larga o piccola scala, non si ritengono affatto. C’è un anche un’inclinazione nella spiritualità cinese nei confronti della guerra. La Cina, lo spiegava Montesquieu, dispone di confini troppo estesi per sentire il bisogno di confliggere con qualche vicino e questo condiziona l’inclinazione militare di un popolo. È vero che i cinesi hanno comunque fatto diverse guerre civili e quella con Taiwan avrebbe gli stessi tratti. Solo che i cinesi a contrario del russi hanno sempre dimostrato un superiore realismo e non ci pensano proprio a trovarsi in un conflitto aperto con gli Usa che potrebbe comportare una spirale peggiore di quella vissuta in Corea. Per cui sì, Pechino si è molto irritata dalla visita dello speaker del Congresso Pelosi nell’isola. Ma è anche capace di valutarla per quello che vale, principalmente propaganda elettorale. L’America vota. Ha questa terribile debolezza.
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