La campagna elettorale è già in una fase di stanca. I partiti fra tanti proclami si sono accorti che hanno bisogno di un governo operativo. Potessero riaprirebbero le camere appena sciolte dal capo dello Stato per proporre provvedimenti di ogni tipo. Draghi si trova al lavoro come fosse al primo giorno, mentre l’avvocato Conte, beato lui, ha il tempo di denunciare una qualche insidia per la democrazia, il governo dimissionario dispone già del 75 per cento del consenso del futuro parlamento. Per prima cosa, rispetto agli scapestrati che pensano ad una revisione, si vogliono blindare gli obiettivi del Pnrr raggiungendone il più possibile entro il mese di settembre. Dall’altra parte mettere l’Italia in condizione di non subire il ricatto del gas russo. L’unica arma autentica di cui dispone Putin il cui esercito sta andando a pezzi sotto i colpi d’artiglieria occidentale fornita agli ucraini. La visita del presidente azero in Italia rientra in questo quadro. L’Azerbaijan che già ci manda il suo gas attraverso la Tap, l’unico condotto diretto da quella regione al Mediterraneo, potrebbe diventare una risorsa fondamentale.
Si tratta di un equilibrio politico delicato perché proprio questo agosto Russia ed Azerbaijan hanno rinsaldato i loro legami di cooperazione, ma il governo azero dispone della sufficiente autonomia per muoversi come preferisce. Baku non gradisce entrare in conflitto con Mosca, ma è molto indipendente. È vero che non dispone di quantitativi di gas sufficienti al fabbisogno dell’Italia, meno che mai dell’Europa, ma può volentieri aumentare le sue forniture, ed il governo italiano sta cercando di raggiungere questo obiettivo. È una ampia strategia quella predisposta da Palazzo Chigi ed utile per il futuro che concerne paesi africani come Angola, Congo, euroasiatici Azerbaigian e Armenia, e persino il Qatar. Bisogna infatti sostituire con il gas russo anche quello libico, ovvero quello di un paese che la Russia ha concorso a destabilizzare con i mercenari della Wagner. Il ministro della difesa tedesco, ha detto pochi giorni fa che la Russia potrebbe aprire un altro fronte, quando in effetti lo ha già aperto, in Libia appunto. Nel medio termine, sulla linea tracciata dal governo, l’Italia è il paese europeo che più facilmente può emanciparsi dal gas russo rispetto ad un’Europa che nel complesso ha diminuito la produzione energetica mantenendo gli stessi consumi ed è molto più dipendente dalla Russia da noi. Nel breve periodo occorre però uno sforzo in più, probabilmente il razionamento a cui sta lavorando il ministro Cingolani e sicuramente la riapertura del rigassificatore di Piombino.
Poi non vorremmo infierire, ma in questo momento, guardando alle sfere di produzione del sud est asiatico e al loro utilizzo del carbone fossile, proprio oggi Fubini sul Corriere della Sera ci racconta il grande balzo compiuto dal Vietnam, le ricette del verde Bonelli sono auspicabili come una martellata sui denti. Vi sarebbe solo da dire che Putin ha il merito di ostentare la disinvolta sicurezza dei bulli, ma non ha un coltello con un manico così saldo. Se sospende le forniture di gas, o le rallenta, o pretende il pagamento in rubli, può trovarsi lui in difficoltà peggiori di quelle in cui già si trova. Continua così e a dicembre collassa il suo sistema, non il nostro. In ogni caso, ha ragione chi candidata alla guida del governo italiano si senta tremare i polsi. Quello che, come si vede, non rischia Draghi, i cui polsi sono e rimangono fermissimi.
Foto presidenza del Consiglio dei Ministri