Mario Draghi ha concluso il suo ufficio ai lavori del Consiglio Europeo svoltosi a Bruxelles con un successo. Le proposte presentate dall’Italia sono state accolte. Il summit dei Capi di Stato ha avallato sia la creazione di un corridoio per i prezzi del gas, sia il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità ed ha convenuto della necessità di disporre di strumenti comuni per affrontare e mitigare l’effetto del rincaro dei prezzi dell’energia su imprese e famiglie. Il costo del gas è già calato del 10 per cento. Un risultato che poche ore prima dell’inizio del vertice sembrava impossibile poter conseguire, soprattutto considerando la posizione di partenza tedesca.
È stata principalmente la determinazione di Draghi a far prevalere la posizione comunitaria sui diversi interessi nazionali. La reputazione di Draghi e la sua intesa strategica con il presidente Macron, hanno saputo spostare gli equilibri del Consiglio. Questo non significa che di fronte ai piani attuativi un domani non possano sorgere nuovi problemi. Ed è la ragione per la quale abbiamo sempre ritenuto Draghi più utile di quando lo fosse stato ieri.
In questi ultimi mesi tutti gli Stati europei hanno dovuto affrontare sfide con cui non avevano nessuna consuetudine. Le tensioni, le fibrillazioni e persino le divisioni sono state assorbite grazie al ruolo svolto dal presidente del Consiglio italiano, che è riuscito a far prevalere la cultura dell’unione politica dell’Europa come motore dello sviluppo dei singoli paesi membri. Questo il punto di riferimento a cui tutti gli Sati si sono rimessi con la sola eccezione dell’Ungheria. Ora che Draghi lascia la scena non si sa che cosa possa succedere. Che Francia e Germania non tornino a dividersi, piuttosto di una spaccatura fra paesi del Nord e paesi mediterranei, e persino fra gli Stati fondatori dell’Unione e quelli ammessi successivamente. Sia sull’energia che sulla guerra, gli equilibri politici continentali appaiono fragilissimi e traballanti.
Verrebbe da credere che gli sconsiderati responsabili della crisi del governo italiano non si siano mai preoccupati di questi aspetti, convinti di poter investire nel ricorso alle urne, come se la consacrazione democratica fosse sufficiente da sola a dare lo slancio necessario al paese. Ora il nuovo governo italiano verrà messo alla prova dei fatti e si avrà modo di giudicare e paragonare il suo operato. È vero che Draghi ha aperto la strada ma poi bisogna che si sappia percorrerla in piedi, possibilmente.
Dopo i leader del Consiglio Europeo, anche il presidente della Repubblica Mattarella ha ringraziato Draghi per il lavoro svolto in questi ultimi tre mesi e senza poter disporre nemmeno del supporto delle Camere. Per quello che possa valere vorremmo ringraziarlo anche noi. Da anni non ricordavamo un presidente del Consiglio capace di ricevere tanti attestati di prestigio internazionale, e soprattutto di offrire una visione dello Stato repubblicano in cui ci si potesse riconoscere appieno. Eppure, il ringraziamento è l’ultima delle nostre preoccupazioni. La prima è che si possa rimpiangere Draghi più in fretta di quanto si creda, proprio perché l’Italia torni indietro, invece che andare avanti.
foto dal sito della Presidenza del Consiglio
Sarebbe utile proporre a Draghi una candidatura al parlamento europeo . Porterebbe prestigio all’Italia e al parlamento europeo.