I partiti che hanno avuto la necessità di formalizzare il giudizio nei confronti del governo si sono trovati in contraddizione con i loro stessi rappresentanti. L’onorevole Orlando è diventato furioso con chi come Enrico Letta ha definito il presidente del consiglio “capace”, dopo che si è praticamente contrastato in parlamento ogni sua iniziativa. Se il presidente del consiglio è capace, allora la si pianti lì con l’opposizione e lo si sostenga. Dal nostro modesto punto di vista non ci siamo messi a dire il presidente del consiglio è capace o incapace. Il presidente del consiglio rappresenta una novità singolare che comporta aspetti complessi tali da richiedere una valutazione altrettanto complessa. Il che impone una certa prudenza di giudizio.
Anche se uno volesse esprimere soltanto un giudizio storico ideologico sul governo, non sarebbe impresa facile visto la trasformazione profonda avvenuta nelle sue componenti. Il Centrodestra non è più quello del ’94 e nemmeno quello del 2009. Soprattutto ha mutato completamente i rapporti di forza al suo interno. Così come è evidente dalle prese di posizione del partito popolare europeo sul senatore Berlusconi, dopo le sue dichiarazioni relative al presidente Zelensky, che il Ppe si sente più garantito dal partito del presidente del consiglio nelle sue politiche internazionali che dal capo di Forza Italia. Un aspetto che per la verità avevamo notato anche noi già da quando era in vita il governo Draghi. L’opposizione di Fratelli d’Italia era più allineata al governo sull’Ucraina di quanto lo fossero parti rilevanti della sua maggioranza, tanto che questo ci portò ad esprimere un apprezzamento verso Fratelli d’Italia nella scorsa legislatura. Il futuro della a politica occidentale e la trasformazione che avverrà in Europa sulla falsariga di questa politica è dettata dal sostegno all’Ucraina che il governo italiano sta tenendo.
Anche il primo atto del governo, non certo edificante, ovvero la decisione sui migranti capace di aprire una crisi con la Francia, non poteva essere subito derubricato come pure sembrava, catastrofico. Perché se il principio dell’assistenza non può mai essere messo in discussione, l’Italia ha ragione di puntare i piedi quando con la dovuta assistenza ai migranti si vuole presumere anche l’accoglienza. La reazione del governo per quanto scomposta, disponeva di una qualche ragione dialettica con l’Unione europea. Il governo ha poi saputo cambiare registro, mettendo a disposizione i nostri porti e a questo punto non è che si può pretendere di far sbarcare migliaia di persone tutte a Pantelleria.
Sul fronte economico ci sarebbe invece difficile condividere il giudizio dell’onorevole Letta che sembra aver apprezzato la manovra del governo. D’altra parte va detto che noi non abbiamo nemmeno apprezzato la manovra del governo Letta. Piuttosto abbiamo notato come il governo Meloni si mostri duttile nelle sue posizioni, ad esempio sul Pos che era un suo cavallo di battaglia. L’Unione europea ha alzato la voce e il cavallo è svanito. La manovra del governo continua a non convincerci per altre mille ragioni, ma per lo meno il governo qui ha mostrato una qualche accortezza nel voler evitare lo scontro aperto con la Commissione. Il governo è più discutibile quando modifica una decisione sulla base del confronto con le parti sociali, non perché non avessero ragione i benzinai nelle loro proteste, ma perché un eccesso di duttilità da parte di un governo sui temi economici può diventare un sintomo di instabilità. Apprezzate le posizioni energetiche anche quelle del ministro Urso, aspettiamo il governo al varco sulle trivelle.
Sulla questione Giustizia il governo ha fatto bene a tenere il punto per cui lo Stato non tratta con i terroristi e non si fa ricattare dalla violenza. Le vicende parlamentari che hanno accompagnato il caso Cospito hanno del rocambolesco, ma come abbiamo scritto subito l’impressione che ne avrebbe avuto la cittadinanza sarebbe stata che il governo voleva mantenere il 41 bis e le opposizioni toglierglielo. Per il resto non abbiamo compreso ancora come si articolerebbe il testo di riforma. In generale notiamo una certa difficoltà del governo a scrivere i testi delle leggi, non proprio un atteggiamento rassicurante.
In casi come questi non bisogna mai lasciarsi impressionare dai numeri dei sondaggi e tantomeno dai voti espressi in Lombardia e nel Lazio. Solo il 40 per cento degli italiani si è recato alle urne, persino un po’ meno. La maggioranza su cui si appoggia questo governo è il 50 per cento del 40 per cento. Davvero non consente grandi toni trionfalistici. Piuttosto mostra la possibilità di un’Italia che già domani si orienti per una scelta completamente diversa solo a saperla offrire. In questo caso la furia non serve a niente.
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