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La Russia pagherà per ogni goccia di sangue versato

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
10 Febbraio 2023
in L'editoriale
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“Russia must pay for its horrific crimes”. Il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha detto e scritto di voler lavorare per portare la Russia davanti ad un tribunale speciale e farle pagare le devastazioni compiute. Tutti i paesi membri dell’Unione sono impegnati. Von der Leyen ha anche aggiunto che l’Unione europea dispone dei mezzi necessari per obbligare la Russia e che questo sarà fatto. È il più grande cambiamento della politica continentale da un secolo a questa parte. Nel 1917 l’Europa si disinteressò completamente delle sorti dell’Ucraina, nonostante gli impegni contratti dal Kaiser. La Germania della Repubblica di Weimar non ritenne di doverli onorare anche perché con un partito comunista delle dimensioni di quello tedesco saranno stati ben contenti che l’Unione sovietica si pappasse tutto il paese, gran balivo compreso. Ma nemmeno la Francia, l’Inghilterra, si preoccuparono del caso. Semplicemente i contadini ucraini non avevano nessuna importanza e l’America allora a stento sapeva cosa fosse l’Ucraina. L’idea di Putin è che il mondo fosse rimasto quello di allora, per cui davanti ad un’azione decisa del suo esercito perché mai intromettersi? In fondo era quanto avvenuto nel 2014, la Russia si era presa un’ intera Regione di un altro stato sovrano, qualcosa di inaudito per le convenzioni internazionali, e il presidente Obama stette a guardare. Alla Russia vennero comminate delle sanzioni che non le fecero né caldo né freddo. Soprattutto, nonostante le assicurazioni date non le impedirono sette anni dopo, di ammassare un esercito al confine del Donbass le cui dimensioni attrassero l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Esclusa l’Italia dove nel novembre del 2021 ci si occupava della terribile variante omicron, L’Europa e gli Stati Uniti d’America seguivano la concentrazione militare russa. La Cnn e la Bcc dedicavano anche 12 ore di programmazione al giorno. Evidentemente Putin sbagliò i conti già allora pensando di trovarsi di fronte un esercito armato di fucili di legno e dovette affrontare i dispiegamenti difensivi della marina britannica ad Odessa. Pensate che Putin prese l’Isola dei serpenti, uno scoglio al confine con la Romania, ma non riuscì nemmeno a mettere un piede sulla spiaggia di Odessa, per cui non si capisce che senso avesse occupare l’isola situata ad una decina di miglia ad ovest dalla principale città sul mar Nero. Tutta la strategia militare di Putin nell’invasione dell’Ucraina è incomprensibile a meno che si metta a fuoco il completo fallimento dei suoi obiettivi e una ritorsione dettata dalla crescente frustrazione. Putin oltre ad aver compromesso le capacità economiche del suo di paese ed in maniera definitiva con le sanzioni subite questa volta e i costi abnormi della guerra, ha intaccato il prestigio dell’armata russa che ancora si riteneva una delle più potenti al mondo ed in realtà ha fatto pena. I primi veri successi sono arrivati sul campo in queste settimane grazie al corpo paramilitare della Wagner a dimostrazione dell’incompetenza dell’esercito russo. Per averne un’idea è come quando Hitler sostituì la Wermacht con le ss, con la particolarità che la Wermacht estromessa organizzò un colpo di Stato, e la Wagner a contrario delle ss, non è un corpo istituto alla difesa del presidente in carica. Per cui Putin deve affrontare con i malumori dell’esercito lo strapotere autoreferenziale della Wagner e tutto questo per il misero bottino di Bakmuth.

Meno male che abbiamo osservatori, gli stessi che dicevano che in una settimana Putin avrebbe preso Kiev, che vaneggiano una incredibile offensiva russa a primavera, “a primavera si apre la partita” dicevano giustappunto a Salò. A primavera i russi si accorgeranno di aver perso in meno di un anno duemila carri armati, contati al suolo dai siti internazionali, che rappresentano la metà della loro flotta di terra. E con cosa la fanno l’offensiva di primavera; con le riserve? Successe a Bonaparte dopo la campagna di Russia. Sia chiaro la campagna di Russia dell’Imperatore è narrata per distruggerne il mito. Napoleone non voleva invadere la Russia, sollevare il popolo russo e rovesciare lo Zar. Voleva invece distruggere un’ altra volta l’esercito russo e riportare Alessandro a miti consigli. Per cui la sua famosa grande armata rimase stanziata in Polonia, egli seguì i russi con al massimo duecentomila uomini sino a Smolenk, presa Smolenk, con centomila uomini arrivò a Borodino e vinta Borodino a quel punto entrò a Mosca nell’attesa della capitolazione. Tornando indietro fino a Smolenk e poi alla Beresina perse circa 80 mila uomini che rimpiazzò in meno di tre mesi per la campagna di Francia, la Grande armata si dissolse per il voltafaccia degli alleati non per il freddo della Russia tanto è vero che la sesta coalizione si ritrovò contro duecento mila francesi. Quello che davvero mancò all’imperatore furono i cavalli. In Russia Napoleone perse più di 50 mila cavalli e quelli non riuscì a rimpiazzarli. Figuratevi se Putin rimpiazza duemila carri armati. Ma ammesso che li rimpiazzi, questi mezzi li ha persi contro un esercito ucraino armato con i droni e gli himars. A primavera si troverà di fronte tutto il dispiegamento militare della Nato schierato a difesa dell’Ucraina. Vuole lanciare una bomba atomica? E su quale obiettivo la lancia prima di vedere distrutta la Russia? Questo è il punto per il quale la von der Leyen si sente così sicura a riguardo. È il presidente di un’Europa che non deve difendersi, come diceva pure Macron qualche anno fa “dall’America e dalla Cina”, ma di un’Europa che si è stretta all’America e ne condivide interamente gli obiettivi democratici.

A questo proposito i paesi europei tutti dovrebbero meglio commisurarsi con questa realtà, che è incarnata perfettamente dalla Polonia che pure paga un costo molto alto sotto il profilo energetico la crisi con la Russia, ma che teme evidentemente di pagare molto di più nel caso di una sottomissione dell’Ucraina. I rapporti storici ucraino polacchi, non sono mai stati particolarmente positivi, ma solo dopo che l’Ucraina venne fagocitata dalla Russia, la Polonia perse anche la sua indipendenza. Per questo non si capisce esattamente a cosa servano vertici franco tedeschi con Zelensky. Non è che stupisce che non invitino l’Italia, che pure con Draghi aveva il timone in mano della situazione, ma che non invitino la Polonia, la Repubblica ceca, la Slovacchia, tutti paesi completamente disinteressati ad un’Europa che vada dall’Atlantico agli Urali e che invece vogliono l’Europa ben salda sulla costa atlantica.

Tags: russiavon der Leyen
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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