Tutti hanno potuto leggere una conversazione riportata sul Corriere della sera tra l’onorevole Letta, l’onorevole Speranza e l’avvocato Conte dove quest’ultimo sembrava essere pronto a fare votare la fiducia in aula al movimento cinque stelle a condizione di ritirare i suoi ministri. Anche se non è indicata la scansione temporale è plausibile dedurre che il governo salvato in aula al Senato mercoledì si sarebbe ritrovato in crisi, giovedì. D’altra parte, abbiamo capito il dramma personale dell’avvocato foggiano, Draghi era sprezzante nei suoi confronti, ha detto. Uno che formula provvedimenti sui congiunti come Heydrich alla conferenza di Waansee, non si capisce come pretendeva di essere trattato da un presidente del consiglio democratico. Chi davvero però stupisce è Berlusconi, il quale ha detto che Draghi “si era stancato, non era disposto al bis”. Benedetto giovanotto, Draghi non era mica il leader di un partito, mica esce da un circolo di Forza Italia come i molossi che Berlusconi ci ha propinato nei suoi governi.
Draghi era stato chiamato per svolgere un compito, non per mediare fra i partiti. Per cui se i partiti non trovavano un punto di mediazione fra di loro escludessero che Draghi si calasse al loro livello, riesumassero Andreotti buonanima, o anche Rumor e facessero lui presidente del Consiglio. Adesso aspettiamo il programma “avveniristico” promesso da Berlusconi, sperando che non vada così in là nell’avvenire che Berlusconi non possa nemmeno vederlo scritto. Di Salvini non vale la pena parlarne. Si è consegnato mani piedi all’onorevole Meloni e prenderà ordini da quello come giustamente deve essere visto che è tornato sulla posizione che l’onorevole Meloni ha saputo tenere con salda coerenza dall’inizio della legislatura ad oggi a fronte di tutte le capriole ed i ruzzoloni del leader leghista.
È evidente che tutti costoro non si rendono ben conto di quale sia il problema per l’Italia dopo Draghi, ovvero con chi pensano di sostituire la personalità più prestigiosa di cui dispone il paese. Con una simpatica ragazzotta di borgata? Con un anziano fornicatore? Con qualche altra nullità sconosciuta? Perché è una questione aggiuntiva quella del prestigio italiano guadagnato sul terreno internazionale grazie ad una determinata personalità e poi dissipato da una scelta non meditata. Boris Johnson ha detto che nessuno è insostituibile e se vogliamo parlare in generale il premier britannico ha ragione, ma proprio l’esperienza inglese ci rammenta che alcuni siano molto più difficili da sostituire di altri. Ad esempio il partito conservatore per sostituire degnamente Margaret Thatcher ha dovuto aspettare 15 anni all’opposizione e trovato il burrascoso Johnson vedrete che una volta dimissionatolo ne aspetterà altri 15. Grazie al cielo l’Italia dispone di Draghi già dalla scadenza elettorale e siamo in grado di riproporlo con un’alleanza per la Repubblica, alla guida del prossimo governo di legislatura disponendo di una maggioranza politicamente qualificata convinta dell’agenda da lui predisposta il cui lavoro è stato interrotto sciaguratamente. Vale la pena di affrontare una campagna elettorale per un risultato certo da offrire alla Nazione fra tante inutili chiacchiere e illusionisti da strapazzo.