Il traffico è uno degli argomenti sensibili per le città di oggi e del futuro. Soprattutto per Milano, dove negli ultimi mesi sono in molti a porsi una domanda: ‘L’auto è diventata più un lusso o una necessità? E soprattutto, l’economia della mobilità è diventata nemico del benessere e del progresso?’. È la riflessione lanciata da Giangiacomo Schiavi, già vicedirettore del Corriere della Sera e da sempre giornalista attento delle istanze dei cittadini, nel corso dell’approfondimento online su sicurezza e mobilità urbana organizzato da ItaliaStatodiDiritto, che sarà visibile da lunedì sui canali social dell’Associazione.
Una iniziativa nuova per ItaliaStatodiDiritto, che per la prima volta affronta un tema di attualità e particolare utilità sociale e di vivibilità: la mobilità su cui l’amministrazione milanese ha fatto scelte innovative rispetto alle misure traduzionali e per questo molto dibattute. Il dibattito, animato dal presidente di ItaliaStatodiDiritto Guido Camera, da Schiavi e da Franco De Angelis, più volte Assessore alla mobilità in Comune e provincia e oggi esperto della Commissione Mobilità Aci Milano, ha fatto emergere la situazione drammatica e fuori controllo in cui versano le strade di Milano.
Una situazione di ‘anarchia della mobilità automobilistica’, ha fatto notare Schiavi, sottolineando come il capoluogo meneghino sia una città dove si restringono le strade mentre aumentano le auto, dove regna la doppia fila e il parcheggio selvaggio, dove c’è l’imbuto al centro e la coda in tangenziale, dove il boom di monopattini, la segnaletica confusa e le piazze tattiche disorientano invece di orientare. Nell’ultimo anno l’auto è diventata un nemico per l’amministrazione comunale, ma la scelta delle piste ciclabili senza un piano traffico complessivo ha creato un corto circuito, una anarchia totale da cui è nato un altro problema creato dall’assenza dei vigili instrada.
Chi controlla chi?”. La lotta alle auto “è un errore – ha dichiarato Franco De Angelis; ogni mattina Milano si sveglia e crea 450mila movimenti considerati essenziali legati all’automobile. A questi 450mila spostamenti se ne devono aggiungere altrettanti da chi entra in città da fuori. Milano è il centro di una corona circolare di circa 7 milioni di abitanti che va al di là dei 133 comuni della provincia, e questo è un problema perché la maggior parte degli spostamenti essenziali è legato all’automobile. Ma il problema è di sistema e non si può ricondurre solo alle macchine”. Per non parlare dell’aumento del 117% dei furgoni dei corrieri, protagonista dell’editoriale di Schiavi ‘La Milano dei furgoncini’. Altro problema messo in luce nel dibattito ‘30 minuti con Italistatodidiritto’ è quello dei controlli sulla violazione continua delle norme del codice della strada, una questione soprattutto di vuoto educativo.
“Ogni investimento per l’educazione stradale non sarà mai abbastanza ma abbiamo ancora tante persone che si mettono al volante sotto l’effetto dell’alcol – ha aggiunto Camera ricordando il recente incidente in via Forlanini nella notte di Halloween – e la considerazione finale è che alzare le pene non serve. Dal 2016 abbiamo condanne fino a 12 anni di carcere per chi viene preso ma le condotte pericolose non cambiano, il culto della sanzione ‘Puniamone uno per colpirne cento’ non sembra sortire effetti. Servono perciò regole chiare e non schizofreniche, ma coerenti con le possibilità della città e le esigenze dei 7 milioni di cittadini, eppure c’è un disallineamento tra quelle esigenze e le scelte dell’amministrazione”, ha fatto notare il presidente di Italiastatodidiritto.
Dalla mobilità alla sicurezza, il dibattito si è spostato sulla situazione di allarme di Milano e delle grandi città, una situazione reale e non più solo percepita. “Quello che manca a Milano – ha detto Schiavi – sono le divise per strada. Una carenza cronica ed è quello che chiedono i cittadini”. Sulla stessa linea Camera che sottolineando la carenza di presidi sul territorio ha aggiunto: “Milano non è una città inclusiva, si dovrebbe dare più spazio e attenzione alle periferie per abbattere l’emarginazione”.