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L’Europa sembra oggi travolta e indebolita da ambiziosi quanto vaghi “confusi protagonismi”, che non solo rischiano di minare l’instaurazione di una solida, coesa e coerente governance europea, ma anche di ostacolare i rapporti transatlantici. Il ritorno del terrorismo, il conflitto tra Russia e Ucraina, la difficile situazione del Medio Oriente, sono delle sfide che rendono ancora più cruciale un ripensamento delle proprie logiche comuni in linea con una bussola efficace e coerente, soprattutto alla vigilia delle elezioni europee. Per affrontare questi temi abbiamo intervistato il generale Vincenzo Camporini, già capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e della difesa, responsabile difesa di Azione.
Generale Camporini, quale sono le vere sfide strategiche e di sicurezza dell’Europa?
Le vere sfide per la sicurezza europea sono essenzialmente in primo luogo di natura politica. La sfida principale per l’UE è, infatti, che noi europei dobbiamo elaborare e realizzare delle posizioni consolidate e a lungo termine, coerenti, comuni e concordi di politica estera. Un tema mai affrontato veramente che è però cruciale per pensare una integrazione della dimensione industriale e strategica europea, oltre che una collaborazione e un coordinamento delle forze armate dei singoli paesi europei. È molto prematuro parlare di esercito europeo o difesa come senza aver raggiunto e soddisfatto questo primo obiettivo. Una politica estera comune che sarebbe lo strumento principale per poter raggiungere quel peso politico che può contribuire a costruire un dialogo fattivo e paritario tra le due sponde dell’Atlantico. Soprattutto perché oggi dal nostro lato dell’Atlantico non c’è un interlocutore di peso sufficiente capace di creare le condizioni per un dialogo preventivo con gli Stati Uniti di fronte alle principali sfide strategiche.
L’attentato di Mosca delle scorse settimane ha fatto riemergere nelle opinioni pubbliche la minaccia del terrorismo. Cosa ne pensa?
Il pericolo del terrorismo non è rinato come hanno affermato alcuni giornalisti, perché ha sempre continuato ad esistere, e i sistemi di sicurezza del nostro Paese, per fortuna, non hanno mai abbassato la guardia su tale minaccia. Una minaccia che era stata sufficientemente contrastata ma non estirpata, anche se dimenticata da buona parte dell’opinione pubblica. Il problema del terrorismo è un problema imminente che riguarda tutto il mondo occidentale oltre che autocrazie come la Russia, e che non va assolutamente sottovalutato
Quanto la minaccia russa ha svolto una funzione di accelerante della necessità di una governance europea della difesa?
Prima dell’aggressione russa tali prospettive erano recluse ad una dimensione specialistica. Oggi invece ci appare evidente che senza una prospettiva comune europea non potremmo avere capacità di incidere sul nostro destino. E la guerra in Ucraina ci ha costretto a prendere atto di questa condizione.
Di fronte ad alcune denunce del ministro Crosetto sulle lacune della difesa italiana quali pensa ne siano i principali nodi?
Servono più risorse perché noi spendiamo di meno rispetto ai grandi paesi. Molti poi dimenticano che nel bilancio complessivo della difesa c’è anche l’arma dei carabinieri, che se scorporato ci porta ad una spesa insufficiente per le nostre esigenze strategiche e di sicurezza. Un altro aspetto è che dovremmo unificare una certa parte della logistica e della gestione di mezzi in una governance unitaria favorita da una maggiore coordinazione tra corpi. Un fatto importante anche per non essere emarginati nello scenario internazionale e per garantire una maggiore flessibilità e efficacia delle nostre forze armate.