Se la procura di Milano avesse avuto una qualche radice profonda nell’antifascismo militante avrebbe saputo che il finanziamento illecito dei partiti dell’arco costituzionale risaliva all’esperienza del Cln Alto Italia. Si dovevano finanziare le bande armate che combattevano i tedeschi e le milizie di Salò. Una alimentazione dei propri aderenti tanto funzionale, soprattutto quando gli alleati stringevano la borsa, che nessuno dei partiti del Cln ha mai pensato di interromperla negli anni a venire. Questo per garantire in ogni possibile condizione la sopravvivenza della propria formazione politica. Il che non significa rendere lecito un simile sistema, affatto. Ma neppure che questo fosse necessariamente legato alla concussione o alla corruzione, piuttosto che al virtuosismo democratico.
Altresì la procura di Palermo poteva preoccuparsi di risalire le complesse relazioni storiografiche della mafia in Sicilia e si sarebbe accorta facilmente che la mafia, cacciata dal fascismo, tornò nell’isola con gli americani. Per cui non ha molto senso l’ipotesi di una trattativa fra lo Stato e la mafia, in quanto più presumibilmente la mafia ricopre ruoli all’interno dello Stato, magari nelle stesse procure, sicuramente nei partiti politici democratici. Lo diceva Giovanni Falcone, la mafia vota per i partiti più grandi. Da cui il problema principale della lotta alla mafia è sempre stato quello di isolare e colpire con la necessaria determinazione tutti i possibili settori dello Stato, a cominciare dal proprio stesso partito, che possono essere collusi. Quali meriti la mafia possa aver guadagnato nel suo sostegno agli alleati, li ha tutti dissipati con la continuità dell’attività criminale.
L’attenzione spasmodica di questi giorni alle dichiarazione dei pentiti di mafia, dei mafiosi non pentiti e dei parenti di entrambi, rivela questo male profondo che avvinghia lo Stato democratico. Non c’è nessuna ragione per elevare ad interlocutore i suoi nemici, o quelli che da nemici che erano si sono poi scoperti suoi amici. Ci sono voluti trent’anni per catturare Matteo Messina Denaro, ed è tanto, troppo, ma comunque Messina Denaro è stato catturato. Il problema a questo punto è solo di capire cosa ha comportato un tale ritardo e su questo bisogna concentrarsi con il necessario riserbo.
Nemmeno a dirlo ne leggiamo e ne sentiamo di incredibili. Ad esempio abbiamo scoperto che il trapanese comprende 12 logge massoniche e che sarebbero dei massoni ad aver protetto Messina Denaro per tanto tempo. Nel trapanese ci sono però anche 94 parrocchie e magari il medico di Messina Denaro è massone e pure battezzato come altre 200 mila persone di quel territorio. Tutte fregate dai massoni, che sono notoriamente abilissimi nel contraffare le sembianze fisiche per cui se quello girava tranquillo nel suo paesello nessuno lo riconosceva. Colpa dei cento massoni della zona, ovvio.
Ci mancava proprio una bella campagna contro le minoranze, per cui se non si possono attaccare gli ebrei, si attaccano i massoni. Così come se non si può impugnare il 41 bis per liberare i mafiosi, lo si impugna per liberare gli anarchici. In effetti non ci siamo, per lo meno da questo giornale, mai preoccupati di quanto fossero pericolosi gli anarchici. Ancora crediamo lo siano più i mafiosi e per nulla i massoni che sono ancora di meno degli anarchici e da dopo Garibaldi, anche meno bellicosi.
falco CCO