Non è che si possa rimproverare ad Orsini di essere Orsini. Ciascuno è, purtroppo, o per fortuna per lui, quello che è. Ci mancherebbe che impedissimo di pensare e di esprimere ad Orsini quello che gli pare e oramai ne abbiamo imparato a conoscere tutto il campionario. Dai bambini felici in dittatura, al disprezzo per Draghi, Biden, Johnson, Putin, tutti insieme appassionatamente nella condanna proferita nel suo soliloquio tv. Poi vi sono delle perle di saggezza, tipo i talebani come i partigiani, la Bielorussia come l’Italia. Roba su cui riflettere. Non gli manca la genialità. Fino ad ora ci eravamo abituati a sentire il “fuori l’Italia dalla Nato”. Orsini propone proprio di scappare!
Persino il professor Cacciari e qui parliamo di un luminare, si è sentito in dovere di esprimersi sul suo solo ora noto collega e non crediamo che si sia trattato di una qualche gelosia recondita. Poi c’è stata la replica di Orsini a Cacciari e bisogna confessare che nemmeno i fotoromanzi sono così appassionanti. D’altra parte abbiamo letto che Orsini va in replica a teatro, 15 euro il biglietto, in una sala storica dell’avanspettacolo romano. Se Orsini ha tanto talento da esibirsi su un palco ci congratuliamo volentieri con lui e con il pubblico disposto a sorbirsene le concioni. Un sistema democratico qual è il nostro, un insulso satellite statunitense, di schiavi della Nato, lo consente, ci mancherebbe.
Nel fondo, molto in fondo, del nostro intimo, forse ammiriamo Orsini e la sua formidabile battaglia. Di combattenti di cause perse come lui ne abbiamo conosciuti pochissimi e comunque incapaci di perseverare tanto. Quello che invece proprio non capiamo è il perché di doverlo avere in Rai ospite fisso tutte le settimane. Paghiamo il canone e non possiamo fissare i palinsesti ma almeno ci facciamo delle domande. Orsini lo perdoniamo volentieri, è preda di se stesso come di una maledizione atzeca. La redazione di Cartabianca, il suo direttore, il responsabile della trasmissione, no. Costoro sono davvero imperdonabili.