“Il sistema” è il libro nero della magistratura italiana. La confessione della presenza di uno stato insito nello stato, di una cupola, di un meccanismo che gestisce, orienta e sovrasta le vite dei cittadini e che si incarna nel dominio delle correnti. Un dominio totale e oscuro che dopo la fine dell’epoca della “partitocrazia” ha dato inizio ad una stagione dove il peso e la pervasività di un certo potere giudiziario si è imposto nella vita del Paese dando inizio ad una vera e propria “correntocrazia”. Di questo potere, anarchico e trasversale, parallelo e invisibile Luca Palamara, da magistrato, membro del Consiglio Superiore della Magistratura e Presidente della Associazione Nazionale Magistrati, è stato sia per molti anni l’indiscusso protagonista sia il più lucido testimone. Un contro-potere che però Palamara ha denunciato, disvelato e mostrato in tutte le sue storture nei suoi ultimi libri intervista con Alessandro Sallusti, Il sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura italiana (portato in scena dall’attore e intellettuale Edoardo Sylos Labini) e Lobby & logge. Le cupole occulte che controllano «il sistema» e divorano l’Italia (entrambi editi da Rizzoli), mostrando l’esigenza di una sua riforma negli interessi del Paese per andare finalmente oltre il sistema.
-Che cos’è il sistema e quali sono gli strumenti e metodi che ne garantiscono il potere?
Il racconto fatto nel libro “Il sistema” non è, e non sarà mai un racconto contro la magistratura. È solo un modo per evidenziare delle criticità che nella mia esperienza personale hanno riguardato la “correntocrazia”, i rapporti tra magistratura e politica nonché i rapporti tra magistratura informazione. Messi insieme tutti questi elementi compongono quel sistema che in qualche modo rischia di impattare negativamente sulla vita politico-istituzionale del paese.
-A distanza di due anni dall’uscita de “Il sistema”, scritto insieme al direttore Sallusti ha continuato a raccontare il volto nascosto del potere giudiziario in “Lobby e logge”. Come è cambiato il sistema dopo le sue rivelazioni ? Vede dei segnali di cambiamento?
Riguardo possibili segnali di cambiamento al momento mi sembrano esserci troppi distinguo sulla riforma della giustizia e vedo il timore di una parte della maggioranza di non inimicarsi una parte della magistratura. Di fronte a questo scenario diventa più difficile, soprattutto se entrano in scena coloro i quali i millantando conoscenze all’interno della magistratura e della polizia giudiziaria mettono in guardia il governo su possibili ed imminenti iniziative giudiziarie, avviare un cambiamento. Da qui la parola d’ordine: lasciamo stare non facciamo riforme che possano agitare la parte più rumorosa della magistratura. Temo però che questa volta l’operazione non riesca perché non solo gli addetti ai lavori, ma anche molti cittadini iniziano a capire e ad avvertire un forte disagio verso le tante storture che quotidianamente emergono.
-Secondo lei le reazioni della magistratura ai tentativi di riforma del proprio ordinamento, segnano che alcune correnti della magistratura (per fortuna minoritarie) stanno sviluppando degli anticorpi alle scosse prodotte da lei e dalla riforma Cartabia?
Non tutti i magistrati fanno parte del “sistema delle correnti” che, deve essere ribadito, nasce con i più nobili ideali ma poi si trasforma lottizzando la vita della magistratura così come accaduto ai partiti nella vita politica del Paese. Esiste una parte importante della magistratura che è consapevole di queste problematiche e sono certo contribuirà a dare al Paese un’immagine autorevole di terzietà e di indipendenza. È però ovvio che l’attuale sistema elettorale per accedere al consiglio superiore della magistratura inibisce in qualche modo a questa parte di organizzarsi e di far sentire con forza la propria voce anche sul terreno delle riforme.
-Parlando del suo ultimo “Lobby e Logge”, che cosa si nasconde nel “dark web del sistema” e che cosa troviamo solo in questo libro?
Esiste un mondo invisibile composto da taluni avvocati, faccendieri millantatori e da più improbabili personaggi che tenta di penetrare il mondo delle istituzioni e dei luoghi decisionali, il più delle volte senza riuscirci . Da questo punto di vista le vicende che hanno caratterizzato il racconto sulla loggia Ungheria, la cui indagine si è conclusa con una richiesta di archiviazione, sono emblematiche. Peraltro proprio le vicende della loggia Ungheria ripropongono con forza quanto sia delicato affrontare il tema dei presunti collaboratori di giustizia che, come insegnava Giovanni Falcone, presuppone professionalità dei magistrati e necessità di trovare validi riscontri.
–Dopo le rivelazioni dei suoi ultimi libri lei è stato attaccato e giudicato dallo stesso sistema che in passato ha guidato. Come si è sentito poco dopo lo scoppio dello “scandalo Palamara”?
In realtà sono stati molti i magistrati che facendo parte del sistema delle correnti mi hanno chiesto di raccontare per dare a tutti la possibilità di comprendere e capire quello che era successo all’interno del Csm. Ritengo che in una democrazia tutti abbiano il diritto di dibattere liberamente anche perché la giustizia è amministrata in nome del popolo ed i cittadini hanno diritto di avere una informazione completa sui fatti che li riguardano e non solo di una parte che funge da gran cassa del racconto di alcuni magistrati.
-Dopo l’esito della campagna referendaria come possono le forze politiche proporre una nuova agenda garantista per riformare il sistema?
L’esito della campagna referendaria non ha risposto alle attese, ma indubbiamente per le condizioni di tempo di luogo in cui si è svolta era difficile poter immaginare il contrario. Penso tuttavia che proprio da quell’esperienza bisogna trarre ulteriori linfa per rilanciare con forza una riforma della giustizia nell’interesse dei cittadini
–Come andare oltre il sistema?
Andare oltre il sistema significa squarciare il velo dell’ipocrisia ed impedire il tentativo di nascondere tante storie nei cassetti.
-Sta lavorando ad un eventuale terzo capitolo sul sistema?
Non è ancora il momento per scrivere quello che sarà l’epilogo di questa storia, però indubbiamente è nei miei progetti futuri.
–Quali sono i suoi riferimenti culturali? Chi c’è nel Pantheon di Luca Palamara (scrittori, filosofi, politici, giuristi)?
Ci sono sicuramente i classici che hanno formato i miei studi da Antigone nella tragedia di Sofocle al processo a Socrate del 399 a.c. per passare alla congiura di Catilina e alle lotte che hanno insanguinato la storia di Roma nel passaggio dalla repubblica all’impero; ma c’è l’inferno di Dante Alighieri e il viaggio verso il Paradiso; ci sono poi i filosofi dell’illuminismo quelli che evidenziarono il fondamentale ruolo della ragione. Per passare ai tempi moderni e soprattutto ai giuristi rimane intatta la lezione di Calamandrei e la profonda cultura di Giuliano Vassalli. Trovo invece molto piatte le trasformazioni delle vicende giudiziarie in romanzi. Tra palco e realtà preferisco quest’ultima.