Pierre Zanin coordinatore del Pri Veneto e membro della Direziona nazionale ci ha inviato il seguente commento sulle elezioni in Friuli Venezia Giulia
Per il Terzo Polo il risultato delle regionali in FVG non è deludente, come ha sostenuto Calenda, ma tragico. Ciò premesso, va detto chiaramente che il voto delle regionali non è quello delle politiche: sulle regionali incidono – e giustamente – le variabili locali, i candidati e, ultimo ma non certo da ultimo, i risultati dell’amministrazione uscente. In FVG Fedriga ha amministrato bene, glielo hanno riconosciuto tutti, e questa è la principale ragione per cui è stato rieletto nella sua regione. Analizzando i numeri del voto ci colpiscono: l’affluenza al voto (ha votato il 45,26% degli aventi diritto contro il 66,21% delle politiche 2022 e il 75,12% delle politiche 2018…), il risultato sostanzialmente equivalente di Lega e FDI (la prima al 19%, i secondi al 18,1%: non era affatto scontato, anzi), il successo della lista del presidente (al 17,7%: come era già stato in Veneto con quella di Zaia, un aggregatore di consensi governisti e centristi), il collasso elettorale del M5S (al 2,4%), la proporzione tra il consenso del Cdx e quelli di PD + M5S (2 a 1), e, infine, il risultato del Terzo Polo in versione Italia Viva – Azione con +Europa (2,7%). Il risultato disastroso del FVG giunge dopo quello di Lazio e – soprattutto – della Lombardia. Ci sono a nostro avviso due questioni su cui ragionare. La prima: la strategia del “partito unico” come effettivo elemento propulsivo della capacità del Terzo Polo di radicarsi nel territorio e raccogliere consenso. È evidente che si sta rivelando un errore. Anziché proporsi come un nuovo soggetto politico capace di dare rappresentanza ad una realtà di consenso liquida, mobile, di opinione plurale, qual è quella liberaldemocratica europeista cui si rivolge, il Terzo Polo appare oggi agli elettori soprattutto la sommatoria di due partiti, di due gruppi dirigenti, con una cornice ideologica che vede prevalere Azione ed una comunicazione molto, troppo, polarizzata su Calenda.
Siamo molto lontani dallo spirito del “Tavolo Cottarelli” come pure da quello del 25 settembre 2022, quando anche il PRI, alleato di Italia Viva, diede un contributo al risultato elettorale. La seconda: la qualità dei candidati e l’offerta politica locale. Con Fedriga – come con Zaia – c’era poco da fare ma sul radicamento territoriale il Terzo Polo deve fare una seria riflessione. C’è un reale problema di rapporti (anche di forza organizzativa) tra Italia Viva e Azione che i dirigenti stanno sottovalutando. C’è poi il reale mancato coinvolgimento di altre forze come il PRI, +Europa e Liberali, laddove presenti. Se sbagli il mix politico-organizzativo locale, imponendo soluzioni talvolta verticistiche, poi non trovi i candidati e i leader che trascinano il consenso e ti portano i voti. Speriamo che questa netta sconfitta apra una riflessione seria e costruttiva nel Terzo Polo in vista delle europee.
Cambiare rotta, dunque.
Di certo noi repubblicani non ci sottrarremo ad esprimere il nostro punto di vista e, se ne avremo la possibilità, daremo il nostro contributo per cambiare profondamente questo progetto, cercando di riportarlo allo spirito originario che era quello di una alleanza federativa dei liberaldemocratici e dei riformatori.