A cura di Umberto Pivatello
Tra meno di un mese si andrà a votare per rinnovare i rappresentanti delle due Camere. Per la prima volta voteranno per il Senato anche i diciottenni. Si parla molto dei giovani, però in questa campagna elettorale sembra che siano stati dimenticati un po’ da tutti i partiti. Ne parliamo con Paola Bergamo, dirigente e imprenditrice nel campo del turismo e dello sport candidata per il Terzo Polo al Senato nel collegio di Treviso Belluno.
Che cosa pensa del pianeta giovani?
«Ho la fortuna di stare a contatto con i giovani. Come imprenditore sportivo colgo le loro aspirazioni, le loro speranze e delusioni. Ho sempre cercato di creare per loro l’ambiente migliore di crescita e sviluppo armonico: del resto i giovani sono il nostro futuro. Invochiamo a parole la Next Generation purtroppo la verità è che i giovani li stiamo penalizzando. Gli stiamo offrendo un mondo complicato, complesso, artefatto e ingiusto con il quale devono confrontarsi quotidianamente e che impedisce loro di guardare serenamente al futuro. Succede che alcuni si girano dall’altra parte, magari chiudendosi ed estraniandosi, altri si arrabbiano, altri si deprimono, altri ancora, condotti da ideali, e non sono pochi, vogliono avere voce e hanno ragione».
Noi, però, li ascoltiamo poco e continuiamo a disegnare una società che risponde più a quello che siamo noi piuttosto che rispondere a ciò che sentono e desiderano loro. Di fatto si potrebbe dire che rimangono complessivamente una categoria svantaggiata, destinataria di nostri macroscopici errori. In altri termini, non scommettiamo su di loro!
«A me piace ascoltarli. Penso sia importante comprendere le loro inclinazioni, i loro sogni. Mi ricordano tanto i miei. Allora li osservo meglio. La macchina del tempo gira all’indietro, mi viene facile mettermi nei loro panni. Penso che una società che penalizza i giovani penalizzi se stessa».
Secondo lei che aspettative hanno i giovani in questi primi anni del XXI secolo che anticipano cambiamenti epocali?
«Mi sono fatta l’idea che per certi versi sono diversi da come eravamo noi. Sono riluttanti a impegnarsi in mansioni che li vincolino in modo permanente. Difendono molto e giustamente il loro tempo libero. Ne va della qualità della vita. Sono attratti dalla flessibilità, dal part-time, dall’e-commerce. Hanno molta fantasia. Hanno grande inventiva. Vivaci sono le loro inclinazioni artistiche e sebbene desiderino avere certezze e successo, non rinunciano a quelle che sono anche solo scelte per un mero appagamento personale e a volte rinunciano ad ingaggi che noi mai ci saremmo sognati di rifiutare. Sono coraggiosi, generosi persino disposti a rischiare. Allora la società dovrebbe creare per loro le giuste opportunità e tutte quelle forme di sostegno e crescita che contemplino la miglior formazione scolastica e universitaria, esperienze di lavoro complementari alla loro formazione senza obbligarli a rinunciare alla loro realizzazione anche extra- lavorativa. Va garantito l’accesso al mondo del lavoro non come mero adattamento ma come espressione per il miglior sviluppo della persona. Vanno educati al merito proprio come avviene nello sport che porta con sé quei valori a fondamento di ogni società che voglia definirsi civile: rispetto delle regole, rispetto dell’avversario, il fairplay, saper perdere senza deprimersi e finalmente gioire per una vittoria, soddisfazione ben guadagnata, conoscendo il valore di impegno e fatica. La società deve rimodularsi: ha ragione il prof. Vincenzo Galasso quando dice che per ogni euro speso per la fascia over 65 dovrebbe essere investito parimenti un euro per la fascia under 35».
Entrando nel merito di questa ipotesi…?
«Nella nostra visione va incentivata l’imprenditoria giovanile. I giovani hanno splendide idee ma difficoltà a trovare chi li finanzia. Aiutiamoli nelle Start Up e del resto nel nostro programma prevediamo agevolazioni a partire da una tassazione zero per gli under 25 e tassazione al 50% per gli under 29. Diamo loro fiducia! Hanno capacità straordinarie. Aiutiamoli con idonei servizi di orientamento: questo aiuta loro ed aiuta le imprese. Controlliamo che i tirocini siano davvero tali, che siano davvero formativi e non solo step formali o peggio forme di sfruttamento. È certo importante investire in competenze digitali e finanziarie ma cerchiamo di formare i nostri giovani come esseri pensanti, non come semplici produttori-consumatori. Creiamo la miglior scuola possibile che offra loro tutti gli strumenti per affrontare il domani che si prospetta molto complicato sotto molteplici aspetti: sociali, tecnologici e anche filosofici».
È ragionevole o illusorio essere ottimisti?
«Sono ragionevolmente ottimista. Sapremo svecchiare il sistema nella consapevolezza che serve progettualità in ogni aspetto del nostro divenire, del nostro svilupparci così come nell’allenare il nostro talento. Per far questo c’è una finestra temporale in cui è possibile fare ciò e non va sprecata. Tutto in noi è allenamento: dal primo passo al primo pensiero, così come per l’ultimo passo e l’ultimo pensiero. L’allarme lanciato sempre più spesso da tanti rettori che vedono approdare all’Università giovani non sempre carrozzati per lo studio universitario è quello che ci spinge correggere velocemente ciò che non funziona. È pure una questione di democrazia».
Vale a dire?
«L’armonica crescita psico-fisica ha molto a che fare con la democrazia perché si fonda proprio sul capitale umano».