Essere ignoranti non è necessariamente un male. Non tutti possono aver studiato quanto avrebbero voluto, e comunque si incontra sempre qualcuno più colto di te. Peggio dell’ignoranza c’è il pensare che gli altri lo siano a tal punto da poterli raggirare agevolmente. Questo è grave soprattutto se proviene da parte di servitori dello Stato. Giocare sulle lacune di media cultura è moralmente un reato. Ernst Junger in Italia non è autore particolarmente conosciuto, dal momento che non si studia a scuola ed è prevalentemente oggetto di conoscenze specialistiche. Anche le sue opere hanno avuto un medio o scarso successo, forse il Trattato del Ribelle, pubblicato negli anni ’50 del secolo scorso ha avuto una certa diffusione. In Germania invece Junger è conosciutissimo, o per lo meno lo è stato dal momento che il romanzo preferito da Adolf Hitler era Tempeste d’acciaio” per la verità niente di che, ma sufficiente ad entusiasmare la passione bellicistica del Fuhrer. Junger, fra l’esperienza legionaria, piuttosto breve e quella nella prima guerra fu un modello per la gioventù nazista e i suoi scritti diffusissimi. Con la seconda guerra venne spedito nelle retrovie in Francia e anche se probabilmente coinvolto nell’attentato ad Hitler, Junger era un aristocratico individualista con scarsa propensione al nazismo, Hitler lo volle risparmiare, privilegio che nel caso, non venne concesso nemmeno a Rommel. Rommel era pur sempre una creatura di Hitler.
Ora non sappiamo quanto di Junger conoscessero gli affiliati al movimento politico italiano “Meridiano zero”, solo che la scelta di una frase di un romanzo di questo autore per denominare il loro gruppetto di squadristi, corrisponde al meridiano che Mussolini voleva contrapporre a quello americano di Greenwich dal momento che “Meridiano zero” nasce nel 1990, in opposizione al sostegno missino alla prima guerra con l’Iraq.
Si discute spesso dei presunti meriti del fascismo, o se il fascismo avesse anche fatto cose buone, che per la verità è una discussione priva di senso, in quanto un fenomeno va valutato per le sue conseguenze, non per il suo percorso, altrimenti la Francia non starebbe ancora a celebrare il 14 luglio, data della presa della Bastiglia. Storicamente invece il fascismo godette a lungo del rispetto delle nazioni democratiche, per lo meno fino al momento della guerra di Spagna. A contribuire a questo rispetto vi erano personalità del fascismo di una qualche capacità culturale, Gentile, ovviamente, ma anche Dino Grandi che era ben voluto a Londra e Washington. La statura di simili personaggi va ricompresa nella completezza della loro esistenza, non è che si può prendere di Gentile gli studi sul rinascimento e dimenticare la manipolazione del pensiero mazziniano e parliamo comunque del più importante filosofo europeo dell’epoca. Quale sia il giudizio su Gentile deve essere completo, altrimenti, lo si assassina una seconda volta. D’altra parte le istituzioni culturali al tempo del ministro Gentile seguivano una prassi comune a tutte le democrazie occidentali evolute, per cui il titolo di laurea non è sufficiente a dimostrare le capacità per guidare un qualsiasi ufficio, tuttavia si ritiene indispensabile. E un ministro della Cultura, privo di qualsiasi laurea, non si era mai visto. Almeno quello.
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