Da Adam Smith a Paul Krugman, non c’è modo di capire se per un economista sia più conveniente importare un prodotto sottocosto, o realizzarne uno in patria più caro. Anche quando sembra che finalmente si trovi una soluzione al dilemma, ecco che si inciampa in un caso contraddittorio e si dimentica, o si ignora, quanto scritto in precedenza. Trump alla prova dei fatti, non è stato molto persuasivo. Da una parte vorrebbe ridurre il surplus commerciale. Dall’altra, aumentare la produzione industriale. Persegue due obiettivi, tali che si possono elidere l’un l’altro. Nel dubbio, viste anche le reazione dei mercati, ha sospeso i dazi per tre mesi. Il tempo di pensarci meglio. Non li ha sospesi alla Cina invece, che aveva pronte le contro misure. Trump i dazi alla Cina li ha raddoppiati. La Cina è un problema molto serio, non solo sotto il profilo commerciale. I primi cimesi al fronte in Ucraina sono un segnale inquietante e c’è un contenzioso da non sottovalutare con il Taiwan. Per ora i cinesi hanno scelto di combattere con l’umorismo. Il video prodotto dall’intelligenza artificiale cinese che in pochi secondi mostra gli effetti di un’ America tornata al fordismo è devastante. Se la guerra con la Cina si svolgesse sul piano della comunicazione, i cinesi hanno già inflitto un colpo da ko.
La grande discussione in America di queste settimane è se Trump ci crede davvero nei dazi o se li ha annunciati solo per darsi un tono con il suo elettorato. Ha fatto tante di quelle promesse in campagna elettorale, da avere addosso una qualche ansia, soprattutto perché se non la principale, la più riscontrabile di tutte, la pace in Ucraina in 48 ore, è miseramente fallita. L’accelerazione sui dazi, poi la sospensione, sembrano tutte armi utili a nascondere il flop pacificatore. Anche perché l’America sta bombardando gli huti in Yemen e lo fa per mantenere aperto il canale di Suez, non proprio una priorità nazionale.
L’America di Trump dunque, non la missione navale europea a guida italiana, assicura l traffico marittimo nel golfo Persico, cioè, l’America in questi due mesi di cambio di presidenza, ha espresso una sola linea chiara, quella di rendere un servizio all’Arabia saudita e agli europei e lo fa senza nessun riconoscimento. Anzi, in Italia c’è chi contesta l’aumento della spesa in armi proposta da Bruxelles, quando non si ha nemmeno la forza militare necessaria per difendere l’accesso al Mediterraneo. C’è la portaerei nucleare Truman a garantirlo. Meno male che l’Europa non è minacciata dai russi. Basterebbero i ribelli yemeniti a metterla in ginocchio, mentre gli italiani vanno in piazza a strombazzare il loro amore per la pace
Questo mentre in Ucraina si va incontro ad una escalation. Nelle attuali condizioni, Francia ed Inghilterra potrebbero decidersi ad inviare le truppe per contenere l’offensiva russa. Allora si vedrebbe chi davvero mette in questione l’unità dell’occidente, o chi, una volta assicurato di volere la vittoria dell’Ucraina, sceglie di mandare gli altri a combattere al suo posto.
licenza pixabay
i