La situazione sul campo in Ucraina ricorda quelle delle guerre coloniali dell’800 descritte nei romanzi di Conrad. Le cannoniere bordeggiano la costa bersagliando di proiettili la giungla, guardandosi bene di far sbarcare un solo soldato. E se in Cuore di tenebra, gli indigeni si rintanano, in Lord Jim contrattaccano e i colonialisti sloggiano. Purtroppo Putin non conosce gli scrittori polacchi, racconta barzellette, anche divertenti, e spiega come l’Occidente debba necessariamente rinunciare alla sua egemonia mondiale e nemmeno si accorge di aver già perso la guerra da mesi. Eppure, pensava di conquistare l’intera Ucraina al solo apparire della sua armata. Siamo lo stesso popolo, dice, ed è vero, non fosse che il suo stesso popolo, in Ucraina, preferisce farsi ammazzare che governare da uno come lui.
Il passo falso peggiore commesso da Putin, quello che rischia di rivelarsi fatale, è l’eccesso di confidenza con la Cina. Non si conosce sul piano storico un maggiore avversario della Russia dal giorno della morte di Stalin. La rottura sovietico cinese avvenne sullo stalinismo e questo dovrebbero sempre ricordarselo in Italia coloro che ammiravano Mao contro la svolta burocratica brezneviana.
E Mao privo di Stalin divenne il migliore amico dell’America. Mentre dopo Mao, solo la disgregazione dell’Unione sovietica ha consentito una ripresa dei rapporti positivi della Russia con la Cina. A condizione, dovrebbe essere ovvio a chiunque, che la Russia non fosse stata costretta ad abbandonare l’espansionismo sovietico per recuperare quello zarista, come pure Putin ha più volte annunciato di voler fare. Si può pensare che l’espansionismo russo, possa consentire l’amicizia con Pechino?
“La Cina”, ha detto ieri Xi diventato sovrano unico nel congresso del partito comunista “è disposta a lavorare con gli Stati Uniti per il rispetto reciproco, la coesistenza pacifica e per mettere in piedi una cooperazione che vada a beneficio di tutti”. Mentre Putin paventava la minaccia della guerra mondiale, a Mosca passano il tempo con le prove di evacuazione del Cremlino e spostando batterie missilistiche, Xi ha fatto sapere che bisogna “trovare il modo giusto per la Cina e gli Stati Uniti di andare d’accordo nella nuova era, il che non solo andrà a beneficio di entrambi i paesi, ma di tutto il mondo”. Si è dimenticato la Russia. Il presidente cinese ha indicato in Usa e Cina, le “grandi potenze”, che “devono rafforzare la comunicazione e la cooperazione” in modo da consolidare la “stabilità mondiale e contribuire a promuovere la pace nel mondo”. Ecco finalmente un soggetto autorizzato a parlare di pace. Solo grazie alla pace le relazioni tra Stati Uniti e Cina torneranno “sulla strada di uno sviluppo sano e stabile”. E la guerra della Russia? Le velleità di Putin? Il suo sogno folle di spingersi sul Mediterraneo?
Un vecchio detto maoista recitava “bastona il cane che annega”. Putin non deve aver letto Mao, più di quanto abbia letto Conrad e quindi non comprende che se la Cina ha delle ambizioni su Taiwan, Taiwan è pur sempre abitato da cinesi che restano tali. Mentre la Siberia, che era cinese fino al 1860, è diventata Russia. Se la Russia ha bisogno dell’Ucraina e non solo per tornare una grande potenza, possibile che Putin non capisca che la Cina ha bisogno per lo meno della Siberia, per non restare tagliata fuori? I milionari cinesi da anni sposano le belle siberiane e si sono stabiliti tutti a Vladivostok dove si affacciano sull’Artico. Il grande sogno di Mao, diventare una potenza polare. Anche questo è sfuggito all’attenzione di Putin che pensa di avere i cinesi dietro di sé, a coprirgli le spalle.
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