Che i sondaggi abbiano un effetto deleterio sulla politica italiana lo si dovrebbe comprendere dal fatto che quando con cadenza quasi giornaliera, i partiti stiano li a valutare il peso delle loro parole sulle intenzioni di voto. Sono In aumento di mezzo punto, sono sulla strada giusta, Ne ho perso mezzo, devo tornare indietro. Peccato che l’attendibilità dei sondaggi vari in media di due punti e mezzo percentuali, per cui l’aumento o la diminuzione di mezzo punto al giorno, potrebbe persino rivelarsi fuorviante. Di tutto questo riprodurre cifre e suggestioni che hanno assunto valore principalmente grazie a Berlusconi, il sondaggio nasce come indagine di mercato, solo due sondaggi al mondo meritano di venir ricordati . Il primo è quello fatto in America, dove pure c’è una discreta professionalità delle rilevazioni statistiche sul voto presidenziale del 2018, quando Illary Clinton era data nettamente in testa rispetto al suo rivale Trump. Il secondo del 2001, quando la popolazione di Gaza avrebbe dovuto approvare a grande maggioranza il piano di pace di Arafat. Visto che il risultato fu completamente opposto a quello indicato, le società di sondaggi spiegarono che l’America era un paese vasto e profondo e che non si poteva fotografarne sempre l’umore. Mentre Gaza, che pure era piccola e concentrata, proprio per questo poteva nascondere i sinceri sentimenti della sua popolazione. Esatto. E questi due estremi non fotografano forse anche la situazione italiana? Con un 40 per cento della popolazione indecisa, o non rilevata, o magari semplicemente che ha deciso di non farsi rilevare, i sondaggi possono essere completamente sballati anche per queste elezioni. Soprattutto, poiché vengono proibiti proprio nelle ultime due settimane prima del voto, quando in verità divengono per lo meno più significativi, perché non abolirli direttamente? Poi, per carità, se piacciono i sondaggi si continuino pure a sfornarli, ma per lo meno gli si dia la giusta importanza.
Enrico Letta sembra prendere i sondaggi serissimamente tanto da vedersi già sconfitto. E cosa ha fatto? Se l’è presa con la legge elettorale votata dal suo partito, cosa che pure non dovrebbe migliorare per lui le cose dal momento che non ci ha detto come intenderebbe cambiarla. Forse Letta non ricorda una proposta di legge elettorale in senso proporzionale avanza dal movimento 5 stelle, davanti alla quale il Pd, invece di farla propria e portarla ad approvazione, ha lanciato l’idea del campo largo, ovvero, una coalizione che l’attuale legge elettorale premia rispetto al singolo partito che si presenta nel proporzionale.
Se la legge elettorale avanzata dal Pd, non piaceva più al Pd, c’era stata l’occasione per cambiarla in questa legislatura, non fosse che il Pd ha pensato che non convenisse tale cambiamento e deve aver convinto anche il movimento 5 stelle che non si è battuto con la particolare virulenza riscontrata in altre iniziative, come il taglio dei parlamentari ad esempio. Inutile dire che la Costituzione non prescrive la legge elettorale, è sensibilità delle forze politiche preoccuparsi di scriverne una adeguata. Invece la Costituzione indica direttamente il numero degli eletti per fissare la rappresentanza. Per cui il movimento 5 stelle è riuscito a cambiare la costituzione nello specifico senza preoccuparsi della legge elettorale adeguata, il Pd lo ha seguito su questo percorso sciagurato ed ora si lamenta di quanto è avvenuto. E’ colpa di Renzi, ci dicono, no, è tutta colpa loro.