Il primo problema che ha avuto il partito repubblicano all’indomani del referendum del 2 giugno 1946 fu, a questo punto, cosa serviamo? Avevamo pur sempre ottenuto quello per cui ci si era battuti per tutto l’Ottocento, non solo l’Unità nazionale, che poi era avvenuta nel modo più tristo possibile, il papa in Vaticano, Mazzini in galera, ma finalmente anche la forma dello Stato. Poi magari se sovrapponiamo la costituzione romana del 1849 con quella italiana del 1948, magari ci accorgiamo che la prima è molto più simile a quella francese del 1793, ma questi sono dettagli. Il partito repubblicano terminata la fase costituente si diede un’evoluzione radicale, chiamata Ugo La Malfa. La Malfa prese il vecchio partito risorgimentale, ancora tutto impostato su una visione tipica del secolo scorso e gli diede una scrollata profonda, con un sol balzo La Malfa condusse il Pri nell’attualità. Per fare un simile passo il partito repubblicano si lasciò dietro persino una personalità unica ed eccezionale come Pacciardi.
Il momento migliore della vita del Pri del secolo scorso fu interamente legato a La Malfa. I primi anni del 900 furono tribolati dalla guerra prima e dal fascismo poi. Gobetti diceva che il Pri sostenendo il bellicismo di casa Savoia era belle che morto, ed era il 1914. Sei anni e Mussolini si prese persino un segretario del partito da eleggere in parlamento e con lui quasi tutte le strutture periferiche. Rendiamo omaggio a quella milanese che mai cedette un iscritto al fascio. Infatti tutti loro finirono al confino, in galera, sotto terra, o in America. Il partito repubblicano si ricostituì nella guerra di Spagna. La Malfa comportò un’autentica rigenerazione, negli uomini, nei progetti e nelle idee. Non che non ebbe difficoltà, ma l’insieme della sua proposta segnò un successo per le scelte dell’Italia, lo Sme, la politica dei redditi, il divorzio, la difesa della Banca d’Italia. Tutto questo rinvigorì e ridefinì il partito lasciandosi alle spalle le armi e l’ideologia. Il Partito repubblicano si ritrovò come partito dei contenuti, il partito della proposta e soprattutto il partito cerniera, preoccupato di tenere insieme un paese che usciva pur sempre da una guerra civile ed un’esperienza nefasta come era stato il fascismo. Un capolavoro politico di La Malfa fu la sua capacità di dialogo con il partito comunista, che fece impazzire il suo amico Montanelli, ma che fu utile al fine della solidarietà nazionale e della sconfitta del terrorismo. Il punto più alto raggiunto da La Malfa segnò anche il punto di caduta del partito. Perché anche se Spadolini seppe ottenere consensi che nessuno all’epoca di La Malfa si sognava, il Pri di Spadolini rimase ingabbiato in uno schema politico declinante, quello del pentapartito, quando La Malfa aveva creato dal niente il centro sinistra, il futuro, oggi il passato.
Un iscritto sarebbe portato a pensare che questa fase della storia della Repubblica, si è conclusa, anche con gli interventi su il sistema elettorale e la dissoluzione dei grandi partiti che ne hanno caratterizzato gli sviluppi. Da anni si parla persino di Seconda Repubblica e si usano termini che non hanno alcuna condizione costituzionale, oltre che grammaticale, tipo, la premier. Pensare che persino Margareth Thatcher era chiamato il premier britannico, signora Thatcher. E l’Italia ancora nemmeno ce l’avrebbe un premier, ci ha solo un presidente del consiglio un primus inter pares. La ragione per cui questa presunta Seconda Repubblica ha subito piagnucolato di sentirsi svantaggiata, anche se per la verità l’idea dell’elezione diretta del capo dello Stato, proviene dalla Prima, la perseguiva Bettino Craxi, sull’onda dell’esperienza francese. Tanto che già si parla di Terza Repubblica, anche se per la verità è solo la riforma dello Stato che autorizza un simile cambiamento e quindi a rigore siamo ancora nel pieno della Prima.
Quale che sia il nostro giudizio su tutto questo bisogna pensare che non si può affatto escludere un intervento così profondo sulla costituzione tale da intaccare la forma di governo. È miracoloso che con il disfarsi dei partiti costituzionali o la riduzione del peso politico che avevano, con il Pri esiste anche il Psi e persino il Pli, sia rimasta ancora una struttura costituzionale! Dall’anno della pandemia è evidente che però non si sappia più bene cosa comporti, tanto che è servito il richiamo di un presidente della Corte per dire che non esistono principi della Carta prevalenti sugli altri. Grazie a questo è arrivato il governo Draghi. Come Draghi dovette definire il suo governo? Come “un governo repubblicano” per l’ appunto. Sono i giorni nostri, quelli in cui la Repubblica può essere messa alla mercè di uomini politici e di partiti che di repubblicano non hanno niente, se non sono addirittura nemici della Repubblica pronti a sovvertirne tutti i valori fondamentali. Lo stesso avviene con un processo di cambiamento, magari fatto a casaccio, da chi nemmeno sa con esattezza quale sia la sua proposta. Per questo la Repubblica ha una sola necessità, quella di un partito autenticamente repubblicano, integralmente repubblicano, nei suoi valori e nei suoi simboli, capace di affermarsi. Altrimenti la si perde la Repubblica, esattamente come Roma perse ben due volte la sua.
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