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Una conferenza europea sul Mediterraneo

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
19 Aprile 2023
in L'editoriale
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Nell’autunno del 1989 il partito repubblicano contestò la legge di sanatoria presentata dal ministro Martelli e sostenuta dal partito comunista. La ragione ovviamente non era dovuta al non voler regolarizzare i clandestini presenti in Italia, ma al segnale che un passo del genere avrebbe lanciato nel terzo mondo. Allora le ex potenze coloniali avevano fatto il pieno delle popolazioni dei paesi liberati ed irrigidivano la loro normativa. L’Italia, con la sanatoria del ministro Martelli, sarebbe diventata la meta di tutte le possibili migrazioni. Questo era più di 40 anni fa, quando il “tam tam” evocato del presidente del Senato La Russa, iniziò a diffondersi. Se oggi la nuova maggioranza di governo pensa che basti rimuovere la legge di protezione speciale per risolvere il problema, sbaglia. Con una guerra in in Sudan, un’altra in Siria, in Yemen, l’instabilità dall’Afghanistan alla Libia, passando per la Somalia, sai cosa importa del “tam tam”. Ancora si cercano i cadaveri dei disgraziati annegati a Sutro e pure partono in migliaia ogni giorno. Non gli si può dire come ha pure ha detto il ministro Piantedosi restate a casa. La casa l’hanno giù tutti già persa. Il problema è solo di gestire l’assistenza e programma e progettare l’accoglienza, cosa che l’Italia da sola non è mai stata in grado di fare. Il presidente del Consiglio è attivissima sui paesi africani con viaggi in Tunisia ed in Eritrea e questo è ammirevole quanto vano. L’Italia riusciva a mitigare il potenziale migratorio che le si rivolgeva con le prigioni di Gheddafi. Saltato Gheddafi non c’è più nessun tappo possibile al fenomeno, e ci siamo commossi quando il ministro Minniti voleva negoziare con le tribù del Rif le partenze. Scordatevi che gli investimenti e le relazioni italiane possano riuscire a contenere un fenomeno simile.

Serve una conferenza europea sul Mediterraneo promossa dall’Italia e rivolta innanzitutto a Francia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro, Turchia, per valutare i flussi e la distribuzione dei migranti. Anche i paesi del centro e dell’est Europa si devono poi rendere conto che pure hanno questioni di una certa consistenza possono pensare che tanto la cosa riguarda noi. Perché noi imploderemo e quindi visto che i migranti arrivano in Italia per potersene poi andare ritardano semplicemente la pressione a cui presto saranno sottoposti anche loro. Bisogna intervenire ora perché appunto abbiamo 40 anni di ritardo, Di positivo c’è solo che il presidente del Consiglio non pensa più al blocco navale che servirebbe con le navi da guerra russe, non con i barchini carichi di clandestini. Sarebbe invece da valutare un impiego di navi ospedali per liberarsi delle ong che non sono né affidabili, né più sopportabili. Quante navi ospedali si potrebbero schierare nel Mediterraneo? Bisogna lavorarci per allentare la pressione sui centri di accoglienza e preparare la ridistribuzione dei migranti. Poi bisogna fare un progetto occupazionale come quello che fece la Germania negli anni sessanta del secolo scorso proprio con i turchi che arrivarono nel suo territorio. L’Italia non ha le industrie della Germania di allora, ma ha le campagne, città da ripopolare, alberghi e ristoranti ed anche le guardie forestali visto che abbiamo avuto la geniale idea di reintrodurre l’orso nelle nostre regioni del nord Italia, insieme alla protezione del lupo e del cinghiale. Non è vero che non c’è lavoro per chi ha un livello di istruzione e di specializzazione medio basso. Se poi arrivano degli scienziati, bene, servono anche quelli.

È chiaro poi che nulla impedisce di provare ad ostacolare per tutta questa legislatura gli sviluppi che si intensificheranno nella prossima. Ma da questo momento l’Italia con l’intera comunità europea dovrebbe iniziare a valutare un intervento nei confronti del continente africano senza precedenti, capace di soluzioni drastiche persino rivolte al territorio di quella Regione che pure sono studiate. L’allagamento del Sahara ad esempio. Ma voi vorreste cambiare il mondo! No, quello cambia lo stesso, nonostante noi. Bisogna evitare solo che cambi contro.

Tags: La Russsatam tam
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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