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Un governo degno di questo nome

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
16 Agosto 2023
in L'editoriale
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Un governo degno di questo nome che dispone di una ragione politica posta alla base del suo mandato non si fa mettere sotto schiaffo dall’opposizione per tutta l’estate e per di più su un tema come il salario minimo. Invece di ricevere le opposizioni in passerella a palazzo Chigi, il presidente del Consiglio diceva loro a brutto muso che con il salario minimo sarebbe stato necessario anche ripristinare la scala mobile, dal momento che contestando le misure antiinflazionistiche della Bce, come fanno per l’appunto i suoi ministri e lei stessa, tempo 12 mesi, il salario minimo sarebbe stato eroso dall’inflazione. Altrimenti, senza la forza d’animo di trattare le proposte delle opposizioni con i toni con cui le ha trattate il professor Massimo Cacciari, che le ha definite “ridicole e penose”, tanto vale considerare la statura del leader dell’opposizione, quel Giuseppe Conte che preso un partito al trenta per cento, dopo soli due anni passati brillantemente alla presidenza del consiglio lo ha semplicemente dimezzato, e offrire ponti d’oro. Se un cotale statista possiede anche una sensibilità sociale volta ad evitare il disastro che si prepara quest’autunno, lo si inviti a prendere un ministero, se ne faccia uno ad hoc per esigenza patriottica. L’intera maggioranza si rimetterà interamente alle sue ricette, non ci sono poi queste grandi distanze. Sugli extraprofitti alle banche già la si pensa uguale, sul salario minimo, la pensa uguale Alemanno, mica l’onorevole Meloni vorrà strappare con Alemanno? Si metta sul piatto anche la patrimoniale ed ecco definito il quadro del nuovo governo Meloni, Salvini, Conte, benedetto da Alemanno. Il povero Tajani, che manco sapeva della decisione del governo sulle banche, non serve a niente. E poiché la proposta di salario minimo entrerebbe in vigore entro dodici mesi, anche riaprendo le camere oggi, approvandola integralmente e insediando Conte al governo con un cappello piumato, il disastro sociale autunnale non sarebbe evitato. Servono soluzioni concrete, immediate. Istituite le “Brigate Calenda” che si recano al Twiga a prendere i portafogli dei clienti del ristorante che mangiano aragoste mentre il popolo ha fame. Formate le “Brigate Fratoianni” pronte a requisire i gioielli delle signore che danzano sguaiate tutta la notte al Billionaire trangugiando sciampagna. Mettete il blocco navale per sequestrare gli yacht di Porto Cervo. Basta pensare, agite!, lo chiede Conte.

Che con una situazione drammatica, si avesse a che fare con degli sprovveduti lo si è compreso dal momento in cui era tornato alla ribalta il segretario di rifondazione comunista Ferrero a spiegare che il salario minimo lo aveva messo persino la Merkel, non certo una pericolosa comunista. Giusto. Solo che Ferrero ometteva che la Germania venti anni fa ha avuto un cancelliere socialdemocratico capace di fare quelle riforme strutturali che ancora mancano all’Italia. Per non dire che in 70 anni la Germania ha avuto un sindacato che non perseguiva la lotta di classe come faceva il nostro, ma l’aumento della produttività per arricchire i lavoratori con la redistribuzione del profitto. Non c’era negli anni ’60 in Germania un Mario Tronti che ci spiegava come il sistema capitalistico sarebbe crollato inevitabilmente su se stesso, a cominciare dall’Inghilterra e un partito comunista che credeva alla rivoluzione proletaria in Gran Bretagna, quando avrebbe vinto le elezioni la signora Thatcher. Per cui se si ritiene che l’Italia con il triplo del debito ed il doppio dei disoccupati, sia come la Germania, non si sa nemmeno di cosa si parla.

Quello che serve al paese per evitare il disastro sociale, è una politica dei redditi e un impegno immediato a reperire risorse. Servono le trivelle nel Mediterraneo perché la Croazia si sta prendendo tutto il gas mentre noi manco sappiamo fare una filiera del granchio blu dopo 15 anni che ci ha invaso le coste. Serve una programmazione per capire cosa si possa e si debba tagliare delle spese inutili dello Stato e dove spostare i soldi reperiti per investire in ricerca e nuove tecnologie. Il governo nemmeno sa quando recepirà i soldi del Pnrr, ammesso che li recepisca. Faccia il salario minimo di Conte, Schlein e Calenda e vediamo dove finisce. Allora abbia almeno il senso politico di chiedere come contropartita a tutti questi signori di entrare in maggioranza. Se non si può avere un governo all’altezza, per lo meno si costituisca un’opposizione dignitosa.

Foto Archivio camera dei Deputati | CC0

Tags: AlemannoCacciari
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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