L’amico Giuseppe Gambioli della Direzione nazionale del Pri ci ha inviato questo intervento
Il giornalista Giorgio Merlo nell’esprimere una previsione sul futuro politico del capo di Azione Carlo Calenda vi ha associato alcuni giudizi sul PRI.
Merlo scrive “l’obiettivo sarebbe quello di dar vita a una sorta di rinnovato, moderno e aggiornato Pri all’ombra del Pd.” E ancora “Lontano, lontanissimo da un Centro popolare, plurale e riformista che ha contraddistinto le migliori stagioni della “politica di centro” nel nostro paese.” Per poi sentenziare una condanna senza appello a Calenda e al PRI “un Centro autorevole, qualificato, competitivo, plurale e autenticamente riformista non può diventare la banale e quasi grottesca riedizione di un partito alto borghese che riflette una cultura salottiera, aristocratica ed elitaria.”
Giorgio Merlo è stato tra i dirigenti del movimento politico e culturale “Rete Bianca” che ha l’obiettivo di rilanciare la presenza dei cattolici popolari nella politica italiana. Auguri!! Questo la dice lunga sul giudizio negativo nei confronti di una forza laica non confessionale. Il PRI, un grande partito che ha contribuito attivamente e laicamente alla evoluzione della nostra democrazia prendendo posizioni scomode per il solo fine del bene della nazione. Alleato con la Democrazia Cristiana per far fronte al Comunismo ai tempi della Guerra Fredda, ha promosso e promuove negli anni la politica dei redditi, cavallo di battaglia del grande statista repubblicano U. La Malfa, insieme alla lotta al clientelismo e al populismo. Contro quei popolari, che tanto piacciono a Merlo e che si sono opposti a leggi progressiste come ad esempio il divorzio e l’aborto. Il PRI ha pagato a caro prezzo la battaglia contro la malavita organizzata con la morte di Libero Grassi, membro della Direzione regionale del Pri siciliano e contro il terrorismo con il sacrificio estremo del sindaco di Firenze Lando Conti.
Un PRI ben diverso da quello che vorrebbe far credere Merlo “cultura salottiera, aristocratica ed elitaria”. Un PRI che non si adagiava e non si adagia sui privilegi ma che combatteva e ancora oggi combatte contro quelle “scorciatoie” furbesche e scellerate che ci hanno propinato i partiti a cui ha appartenuto anche Merlo.
Una politica spendacciona e clientelare al punto che la nostra nazione ora si trova tra le più indebitate. Un fardello sulle spalle dei nostri giovani che compromette il loro futuro.
Forse la politica salottiera se vogliamo citare Merlo l’ha fatta proprio lui e i suoi compari di partito. In trincea quando gli italiani hanno votato contro il nucleare dietro l’emotività di quanto accaduto a Chernobyl c’era il PRI. Come c’era il PRI in trincea contro la politica populista e clientelare della DC e del PCI.
Per quanto riguarda Calenda non mi sono mai preoccupato del suo arrogarsi il titolo di “repubblicano”.
La forza del PRI è intrinseca al partito e non dipende solo dal carisma di una persona come accade oggi con Azione di Calenda o Italia Viva di Renzi. Non è un caso benché ci sia stata la crisi della politica e la scomparsa di tutti i partiti della prima repubblica il PRI è vivo e vegeto. Vivo perché portatore di valori veri, che percorrono l’insegnamento di un grande Maestro come G. Mazzini e statisti come U. La Malfa, Giovanni Spadolini impermeabili all’emozione del momento, dei sondaggi o alla rincorsa del consenso elettorale.
Non è un caso che i partiti di oggi sono virtuali con una politica effimera e contraddittoria a seconda dei like del momento.
Concordo con Merlo quando asserisce “Certo, è difficile, molto difficile, comprendere e capire qual è la prospettiva politica reale che persegue il capo di Azione Carlo Calenda” io questa difficoltà la ritrovo non solo con Calenda ma anche con i maggiori partiti che cambiano strategia a seconda di come tira il vento. Ultimamente lo vediamo con il reddito di cittadinanza e più avanti lo vedremo con il salario minimo.