Dopo che Trump ha ricevuto la telefonata di Zelensky, il suo vecchio amico Putin gli ha telefonato anche lui per congratularsi. Trump gli ha detto due cose, la prima, di fermare l’escalation, la seconda, che in Europa ci sono più soldati americani di quanti ce ne sono di russi nel Kursk, dove sono arrivati i nord coreani. Putin l’ha presa talmente male che il suo tirapiedi Leskov ha dovuto smentire la telefonata e passi e si è inventato che gli americani gli avrebbero detto che vogliono fare fuori Zelensky. Come accadde per Lumumba. Questo è stato un grave errore, intanto perché smentisce Peskov, da chi l’avrebbe saputa una simile notizia per ritenerla credibile, altrimenti, poi perché in effetti la Cia fece fuori Lumumba, ma Lumumba era comunista e soprattutto aveva mezzo Congo contro. Putin è comunista come Lumumba e ha tutta l’Ucraina contro, altrimenti non starebbe lì a bombardarla giorno e notte, salirebbe su una decapottabile e entrerebbe sorridente a Kiyv per ricevere i fiori dalla folla che lo applaude.
Probabile che Trump gliela regalerebbe volentieri l’Ucraina a Putin e che di Zelensky non gli importi assolutamente niente, anzi. Avesse attaccato l’Ucraina nel 2018 , o anche solo verso la fine del suo primo mandato, Trump gli avrebbe detto bravo, facci vedere i muscoli. Obama aveva consentito a Putin di prendersi la Crimea, senza nemmeno spettinarsi, perché mai Trump avrebbe dovuto opporsi che allora si prendesse il resto dell’Ucraina. Sono cosacchi gli ucraini, cavoli loro, mai un americano in due secoli di storia ha distinto un ucraino da un russo, figurarsi Trump. Il problema è che Biden a contrario di Obama in questi quattro anni ha sostenuto la causa Ucraina e l’ha sostenuta male perché non ha saputo porre fine all’aggressione di Putin. Ora Trump non è che può semplicemente voltarsi dall’altra parte, perché anche se preferirebbe, in questi due anni i russi hanno internazionalizzato la guerra ucraina, coinvolgendo gli iraniani, schierando i nord coreani, e ora un successo dei russi in Ucraina, che a Trump non avrebbe fatto né caldo né fretto, non solo amplierebbe le pretese degli alleati dei russi, che sono nemici dei principali alleati degli Stati Uniti, ma metterebbe anche in agitazione la Cina, il principale problema di Trump. Cioè Trump non poteva dire a Putin ti sono amico, fai quello che vuol, come ha detto a Netanyahu, Lo ha avvisato che finisce male, perché l’interesse americano nella vicenda va molto oltre la semplice questione ucraina e per causa sua che ha insistito in una guerra che ancora non è riuscito a vincere.
Gli europei, gli italiani in particolare, prendono molto sul serio i sistemi dottrinali e quindi pensano che l’isolazionismo degli Stati Uniti sia come il colbertismo della Francia. Solo che quando il presidente Herbert Hoover ricevette Grandi alla Casa Bianca mentre gli italo americani lo contestavano, non disse di trasmettere i suoi più cordiali saluti e la sua stima a Mussolini, perché era un isolazionista. Lo disse, perché nel 1929 Mussolini godeva di un eccezionale consenso in Italia e gli americani rispettano il consenso popolare, tanto è vero che il democratico Roosevelt non voleva entrare in guerra contro la Germania, dovette essere attaccato dal Giappone per farlo. Pensare che l’isolazionismo di Trump sia tale da consentire a Putin ed ai suoi paria di uscire vincitori in Ucraina, senza battere ciglio, non significa fare un torto a Trump. Significa fare un torto alla democrazia americana e ai suoi alleati, sotto la presidenza Trump, quella dell’America prima.
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