La Repubblica ha cancellato la festa del venti settembre perché celebrazione monarchica. La conquista di Roma avviene sulla base di un compromesso che coinvolge tre elementi, la monarchia piemontese, la Chiesa, la Francia sconfitta a Sedan dalla Prussia. Napoleone Terzo era impegnato nella protezione del papato e non ne poteva davvero più. Praticamente ogni anno dal 1849 ai suoi soldati toccava sopprimere una qualche rivolta nello Stato della Chiesa che riscoppiava successivamente. In più Napoleone Terzo non era nemmeno cattolico, suo zio, piuttosto che cattolico, si fece mussulmano. Cattolico era invece e con convinzione Alexis de Tocqueville per un breve periodo ministro degli esteri della Repubblica francese che aveva eletto presidente Luigi Bonaparte. Praticamente il tempo di distruggere la Repubblica romana e Tocqueville verrà dimissionato.
Tocqueville era all’epoca quella che si chiama una celebrità. Rampollo di una delle più importanti famiglie dell’aristocrazia francese, il cui ramo principale venne sterminato dalla Rivoluzione, era nipote di Malesherbes, l’avvocato difensore nel processo di Luigi Capeto, nel 1830 per non giurare sulla costituzione del re borghese come procuratore, si imbarca per l’America. Tocqueville voleva scrivere un saggio carcerario che effettivamente cambierà completamente l’assetto delle prigioni europee del secolo, ma più famosa diventa la sua Democrazia in America, un autentico best seller. La Democrazia viene letta da chiunque, non fosse che pochi la capiscono davvero. Il conte di Cavour, fra aristocratici ci si intende, annota, “non mi pare di vedere in quest’opera una qualche simpatia democratica”. In Tocqueville la democrazia viene accompagnata da un sentimento di paura. Tocqueville è ancora più famoso come esponente del partito liberale una volta eletto in parlamento. È vero, egli difende la piena libertà della Chiesa all’interno del nuovo Stato di Francia che la Chiesa l’aveva perseguitata ed obbligata alla civilizzazione del clero negli anni della Rivoluzione. La sua tesi fondamentale, “libera Chiesa in libero Stato”, che arriverà alla monarchia italiana, faceva ridere i vecchi repubblicani francesi come Quinet. Quinet scriveva infatti che sottolineare la libertà della Chiesa nello Stato italiano, è come proporre la libertà dello Zar in Russia, cioè la libertà di un tiranno. Quinet è uno dei principali amici di Mazzini in Francia, e Mazzini la Chiesa non la voleva libera affatto, la religione voleva libera, Mazzini, l’Italia, non la Chiesa.
Che il venti settembre si sia compiuta la formula in questione, “libera Chiesa in libero Stato”, è dunque una sconfitta mazziniana che voleva libero solo lo Stato italiano e soprattutto indipendente dal retaggio di Stati che lo avevano preceduto. E pure questo è solo la conseguenza del principale smacco che Mazzini subisce, in quanto è la monarchia a prendere Roma il venti settembre e Roma liberata dalla monarchia, scriverà con dolore dalla prigione di Gaeta, “vale come Gubbio”. Mazzini plurisessantenne tenta la sua ultima impresa insurrezionale proprio nel settembre 1870 per precedere la truppa regia a Roma. Le file del suo movimento politico sono oramai debolissime, Garibaldi è a combattere con la Francia, Rosolino Pilo come tanti altri morto ammazzato, Saffi, che ha già superato i cinquanta anni, si è ritirato in campagna, Bixio è già nell’esercito regio, Orsini è stato ghigliottinato da dodici anni e Crispi è un confidente della Corona. È probabile che sia stato Crispi a denunciare Mazzini e farlo arrestare. Il venti settembre Mazzini viene rinchiuso nel carcere a Gaeta. Il papa si ritira sollevato in Vaticano.