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Vita e morte dei generali della Repubblica giacobina

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
22 Agosto 2023
in Attualità / Politica
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Con il Terrore messo all’ordine del giorno, il 5 settembre cade l’anniversario, i più colpiti furono in proporzione i presidenti della Convenzione nazionale. Una sessantina su 72 vennero ghigliottinati, quasi il 90 per cento. Nemmeno l’aristocrazia ed il clero furono tanto perseguitati dalla Rivoluzione. Con i presidenti della Convenzione il Terrore si accanì sui generali. Lafayette prima e Dumouriez poi tradiscono, da qui una cultura del sospetto che investe innanzitutto gli ufficiali di origine aristocratica. Il Terrore fu spietato, non necessariamente cieco, Desaix, appartenente ad una famiglia di emigrati viene arrestato nel ’92, e scarcerato nel ’93. Prosciolto da ogni accusa è rispedito all’armata sul Reno. Sarà uno dei più grandi generali della Repubblica, e quando fu arrestato era ancora solo un commissario di brigata. Custine finì sotto processo al massimo della sua fama, ed ebbe un dibattimento lungo tredici giorni, un tempo memorabile per il tribunale rivoluzionario, prima di essere condannato per tradimento. Il terrore rivoluzionario rivolto contro gli alti ranghi dell’esercito ebbe un qualche punto di equilibro anche quando erano in ballo questioni politiche dirimenti. Rossignol e Ronsin entrambi generali, entrambi legati ad Hebert, finiscono arrestati e messi sotto processo. Ronsin va alla ghigliottina perché riconosciuto colpevole di malversazioni amministrative. Rossignol, riconosciuto un incapace, viene congedato e lasciato vivo.

Il caso più eclatante riguarda Hoche. Il suo arresto viene considerato comunemente come dovuto all’invidia di Saint Just nei suoi confronti, solo che non c’è una controprova storica. Saint Just cade e Hoche viene liberato. Nessuno può dire che se Saint Just fosse rimasto al potere, non sarebbe accaduto lo stesso. Nemmeno regge l’accusa di gelosia, perché di Hoche e non allora di Moreau o di Bonaparte stesso. Sono talmente scarse le accuse contro i robespierristi che gli ultraterroristi rimasti in sella diffondono ogni possibile illazione. Saint Just e Hoche non si amavano, come non si amavano Saint Just e Carnot, nessuno ha mai scritto che Carnot ha voluto la morte di Saint Just per invidia nei suoi confronti. La Repubblica giacobina non guardava in faccia nessuno. Westermann si denuda il petto per mostrare le sue ferite al tribunale rivoluzionario e nessuno si commuove. Aveva fatto il suo dovere ed ancora non era abbastanza..

La Francia sarebbe stata una nazione in guerra per più di vent’anni contro almeno sei, otto paesi alla volta. Non si possono fare paragoni con i tempi e con gli eserciti di oggi, soprattutto con chi formalmente la guerra non l’ha mai fatta. Una missione di pace è cosa completamente diversa. Ancora più diverso è il governo, nessun uomo politico si occupava dei pensieri di un generale, ma solo delle sue azioni come comandante delle armate in battaglia e nell’amministrazione. Le pretese della Repubblica furono altissime nei confronti dell’esercito tanto da riuscire ad ottenere i più grandi generali d’Europa in pochi anni e dalle origini più disparate. Moreau era un avvocato, Lannes figlio di un contadino, Hoche di un sellaio, Murat di un oste. Napoleone interruppe tanta severità repubblicana, Massena che era un ladro riconosciuto, divenne Maresciallo di Francia.

Il primo console, poi Imperatore, non pretendeva dai suoi comandanti la stessa virtuosità che presumeva la Repubblica e fu così che si corruppe l’esercito di Francia e che Napoleone vide appannare il suo genio. I suoi marescialli migliori morirono presto, mentre quelli sopravvissuti divennero troppo attaccati alle loro proprietà. Fa eccezione Ney che sul campo di battaglia era un pazzo irresponsabile e quindi affatto privo di senso strategico. Del resto Napoleone stesso chiedeva ai suoi generali solo di essere fortunati. Nessuno di tutti costoro ebbe comunque tempo di scrivere libri. Solo Bonaparte a Sant’Elena.

Vizille museè de la Révolution française

Tags: generaliRepubblica
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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