L’amico Eugenio Fusignani ha commentato l’editoriale della Voce repubblicana di ieri
Caro Riccardo, ho letto con attenzione l’editoriale di ieri e mi permetto di dissentire su alcuni punti. È vero che Zelensky per ragioni diplomatiche è costretto a mantenere certi toni nei confronti degli Stati Uniti ma dobbiamo essere chiari: l’interesse dell’Europa e la sua prospettiva non coincidono con quello degli Stati Uniti, specialmente quando parliamo di questa visione del mondo di Trump che vuole applicare il semplicismo del MAGA, anche nei nuovi equilibri geopolitici che vuole disegnare. Con tutto il rispetto che abbiamo per gli Stati Uniti, la proposta di Trump, con la sua visione unilaterale ed isolazionista, non è ciò che serve all’Europa, Quello che sta realmente minacciando la stabilità del nostro continente è proprio un’America che si ritira dalle dinamiche euro atlantiche. Se gli Stati Uniti non riconoscono più l’importanza di una alleanza forte con l’Europa, rischiamo di essere lasciati in balia delle sfide globali senza alcun sostegno concreto. Zelensky lo sa ed è per questo che non può fare a meno di adattarsi alla situazione. Ma noi, in quanto europei, dobbiamo guardare al nostri interessi.
La vera sfida per l’Europa è ora quella di diventare una potenza indipendente e coesa, capace di difendere la propria sicurezza e i propri valori senza dover dipendere da chi, dall’altra parte dell’oceano non ha più la stessa visione di cooperazione. In conclusione dobbiamo pensare all’Europa e alla sua forza, non ad un’agenda che metta a rischio il nostro futuro. Non possiamo permettere che l’Europa diventi una vittima di decisioni politiche che non tutelino i nostri interessi. La proposta di Trump, purtroppo, va proprio in questa direzione.
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Eugenio carissimo, ti ringrazio per l’attenzione. L’editoriale di ieri non presumeva di definire le relazioni transatlantiche, l’interesse dell’Europa e nemmeno dare un qualche giudizio su un governo statunitense in carica da meno di cinquanta giorni. Semplicemente, evidenziava una precipitazione del giudizio da parte dell’opinione pubblica su eventi in pieno svolgimento e di cui si ha ancora una scarsa conoscenza. Sotto il profilo politico la voce repubblicana ricordava un solo elemento. Gli Stati Uniti sono alleati dell’Europa e dell’Ucraina e quali controversie possano verificarsi, alleanze cementate come quelle della Nato sono molto difficili da incrinare. Per quanto l”Ucraina non ne faccia parte l’esposizione statunitense è stata molto considerevole ed è tutt’ora in corso, dal momento che la sospensione degli aiuti deve essere approvata dal Congresso. Una proposta di pace da parte del presidente statunitense, in una guerra in cui l’America è cobelligerante, risulta cosa molto complessa e quindi discutibile. Lyndon Johnson voleva fare la pace in Vietnam riempiendo di soldi Ho ci min e si ritrovò a dover aumentare l’impegno militare nella Regione, senza mai poter aprire un tavolo con l’altra parte. Impresa che riuscì invece a Nixon dopo cinque anni di guerra totale. Nessuno più lo ricorda ma nel 1973 il Vietnam del nord capitolò e potette ritornare all’offensiva solo dopo il Watergate. Il premier di Singapore commentò sbigottito dicendo di non aver mai visto compromettere la libertà del mondo per una questione morale. I leader europei preferirono rifiutare il piano di integrazione militare offerto dalla Casa Bianca, arrivando a negare le basi durante la guerra del Kippur. Il partito repubblicano rimase praticamente isolato nel suo sostegno all’impegno di Nixon che era risultato vincente e pure misconosciuto. Trump non assomiglia a Nixon, ovvio, nemmeno a volerlo. L’Europa di oggi invece assomiglia molto a quella di allora, subito pronta a scaricare responsabilità proprie su terzi. I nostri opinionisti, prima di disporre di tutti gli elementi di conoscenza, sono già partiti a lancia in resta. Ne vedremo delle belle. Con affetto rb
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