Oggi, la stampa ha dedicato ampio spazio alla questione della direttiva Bolkestein, sottolineando le preoccupazioni degli operatori del settore turistico e le posizioni divergenti tra le istituzioni europee e italiane.
Infatti la direttiva Bolkestein, quandanche volta a garantire la libera circolazione dei servizi all’interno del mercato unico europeo con l’intento di rimuovere le barriere che ostacolano l’accesso al mercato dei servizi, ha avuto e continua ad avere un impatto significativo nel settore delle concessioni demaniali marittime in Italia, soprattutto per le imprese che gestiscono stabilimenti balneari.
Invece di perdere tempo per farsi respingere la richiesta di proroga al 2029, il governo avrebbe fatto meglio a predisporre gli atti necessari per mettere i comuni in condizioni di procedere ai bandi e, soprattutto, concentrando le azioni in sede europea sugli indennizzi.
Il tema delle misure di salvaguardia per le imprese turistiche che hanno investito significativamente nella loro offerta, infatti, fa riferimento alla necessità di prevedere adeguati indennizzi e di criteri di valutazione che riconoscano l’importanza dell’esperienza e della qualità dell’offerta turistica costruita nel tempo.
Gli indennizzi dovrebbero tenere conto non solo del valore economico delle strutture, ma anche del contributo che queste imprese hanno dato allo sviluppo turistico del territorio e, senza adeguate compensazioni, c’è il rischio di mettere in difficoltà aziende solide e ben radicate, con conseguenze negative anche per l’economia locale.
Per questo dovrebbero garantire gli imprenditori sugli investimenti effettuati e, perché no, anche sui mancati guadagni per il tempo dell’ammortamento e per questo c’è l’urgenza di trovare un equilibrio tra le normative europee e le esigenze locali, per garantire una transizione equa e sostenibile per le imprese del settore.
Se da un lato è apprezzabile la finalità della Bolkestein di creare un mercato unico più equo e competitivo, è indubbio che questo si scontra con una realtà che mette in luce tutte le difficoltà che esistono nel conciliare norme europee con le esigenze di un’offerta turistica che mantenga la qualità delle imprese; aspetto questo che viene prima delle pur legittime rivendicazioni delle imprese.
Infatti la qualità e la specializzazione che le imprese turistiche italiane hanno sviluppato nel tempo sono un valore inestimabile. Ignorare questi aspetti durante le riassegnazioni delle concessioni potrebbe non solo compromettere la loro sopravvivenza, ma anche abbassare la qualità dell’offerta turistica, danneggiando l’intero settore che è una risorsa fondamentale per l’economia italiana.
Per questo serve trovare un equilibrio che riconosca e protegga gli investimenti fatti, garantendo al contempo un mercato giusto e competitivo.
Queste imprese, spesso a conduzione familiare, hanno investito per anni nello sviluppo e nel miglioramento delle loro strutture, creando un’offerta turistica di alta qualità che attrae milioni di visitatori ogni anno. Tuttavia, la Bolkestein impone che le concessioni debbano essere riassegnate tramite gare pubbliche, senza alcun privilegio per i concessionari attuali.
È questo che ha suscitato timori tra gli operatori del settore, preoccupati di perdere le concessioni su cui hanno costruito il loro business e il loro futuro.
E allora, come suddetto, il tema degli indennizzi è la chiave di volta perché, come sostengono giustamente associazioni e operatori, in caso di riassegnazione delle concessioni, si possono prevedere risarcimenti adeguati per gli investimenti fatti nel tempo, tenendo conto non solo del valore economico delle strutture, ma anche del contributo che queste imprese hanno dato allo sviluppo turistico del territorio. Senza adeguate compensazioni, c’è il rischio di mettere in difficoltà aziende solide e ben radicate, con conseguenze negative anche per l’economia locale.
Di fronte a queste sfide, è essenziale che il governo italiano adotti misure che tutelino l’imprenditoria turistica. Il turismo rappresenta una delle principali risorse economiche del Paese, e le imprese che operano in questo settore hanno saputo costruire un’offerta di eccellenza, contribuendo a mantenere alta la reputazione dell’Italia come destinazione turistica di primo piano. È necessario trovare un equilibrio tra le esigenze di liberalizzazione del mercato e la protezione delle imprese che hanno investito e lavorato per anni per garantire standard elevati.
In questo contesto, una soluzione potrebbe essere quella di introdurre criteri di valutazione che premiano la qualità dell’offerta turistica e l’esperienza accumulata dagli operatori, consentendo loro di competere ad armi pari nelle nuove gare. In questo modo, si potrebbe garantire sia il rispetto della direttiva Bolkestein, sia la tutela di un patrimonio imprenditoriale che ha reso grande il turismo italiano.
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