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Indietro tutta. Il quarto ciclo di negoziati commerciali Brexit inizia come era finito il terzo. Da un lato, il negoziatore Ue Michel Barnier ha detto agli ambasciatori europei che il governo britannico vuol far progredire la trattativa e scenderà a compromessi sulla pesca e sull’allineamento regolamentare. Dall’altro, una fonte del Foreign Office ha dichiarato al Financial Times che salvo segni tangibili di progresso da parte dell’Ue, l’Uk lascerà i colloqui in anticipo per concentrarsi sulla pianificazione del No Deal. In settimana, il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, ha comunicato ai banchieri del Regno Unito di prepararsi allo scenario Wto citando una situazione di stallo tra Londra e Bruxelles. Privatamente, i Ceo della City affermano di essere pronti per affrontare un’uscita alle condizioni del Wto e di aver pianificato per la hard Brexit da quando il referendum ha avuto luogo quattro anni fa. Ma la distanza tra Ue e Uk sta diventando anche una frattura geopolitica. La violazione da parte della Cina della Dichiarazione Congiunta Anglo-Cinese del 1984 sullo status speciale di Hong Kong (un paese, due sistemi) ha fatto emergere un disallineamento concettuale e rivelato un conflitto strisciante tra Uk e Ue su principi e valori, sulla cooperazione internazionale, sul commercio estero e, in definitiva, sull’assetto dell’ordine mondiale. L’Uk ha adottato la linea dura contro la Cina. Boris Johnson ha detto che la Gran Bretagna non si allontanerà dal popolo di Hong Kong e Londra non avrà altra scelta se non quella di offrire asilo politico ai cittadini dell’ex colonia. Il Primo Ministro ha affermato che la legge sulla sicurezza nazionale di Pechino “limita le libertà di Hong Kong e ne erode drammaticamente l’autonomia”, sollevando gravi preoccupazioni sulla situazione internazionale. Il Foreign Secretary Dominic Raab ha dichiarato alla Camera dei Comuni che l’Uk pretende il rispetto dell’autonomia di Hong Kong e degli obblighi internazionali della Cina, asserendo che il Regno Unito ha il sostegno degli Usa, dell’Australia e del Canada, e che allargherà la coalizione per infliggere una condanna internazionale al nuovo assalto della Cina alle libertà di Hong Kong. Tuttavia, per la Germania, che si prepara ad assumere la presidenza dell’Unione Europea a luglio, la Cina è in cima alle priorità dell’agenda politica, a partire dal primo vertice Cina-Ue di Lipsia programmato a settembre. Per Berlino il commercio con la Cina prevale rispetto ad altre considerazioni meno mercenarie, come la democrazia o i diritti umani. Con un volume di scambi di oltre 200 mld di euro la Cina è una controparte necessaria al mercantilismo tedesco. Secondo Helen Mayer “ciò è dovuto principalmente all’eccessiva dipendenza dal mercato cinese da parte dei colossi industriali tedeschi Volkswagen, Basf e Siemens”. Herbert Diess, il Ceo della Volkswagen, ha recentemente dichiarato alla Bbc di “non essere al corrente” sui campi di internamento uiguri nello Xinjiang, dove la VW ha appena aperto un nuovo impianto produttivo. Con l’avvicinarsi della fine del periodo transitorio, l’Ue è sempre più marginale all’interesse nazionale britannico. Jack Sowerby ritiene Canzuk (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Uk) la pietra angolare della politica estera britannica del XXI secolo. Canzuk non è un termine nuovo. Fu coniato per la prima volta da William McIntyre nel 1967, ma è certamente una nuova opportunità. Canzuk è la terza economia più grande del mondo, con la più grande superficie terrestre, e si colloca tra le aree più sviluppate del pianeta secondo l’indice HDI con un potere negoziale ed economico dominante nel mondo. Il presidente Usa Donald Trump rema nella stessa direzione. La Casa Bianca ha annunciato che il vertice del G7 di Camp David sarà rinviato. Mentre la nuova data è ancora incerta, il Potus ha suggerito di espandere il G7 a 10 o 11, invitando Australia, India, Corea del Sud. Trump ha spiegato: “Non credo che il G7 rappresenti correttamente ciò che sta succedendo nel mondo. È un gruppo di paesi molto obsoleto”. Secondo Amy Rosenthal “invitando Australia, India e Corea del Sud, Trump cerca di costruire un blocco di alleati tradizionali che non solo contenga l’ascesa commerciale e militare della Cina, ma anche di intaccare la sua Belt and Road Initiative”. Infatti, in parallelo, l’Uk ha proposto un’alleanza di dieci democrazie per lo sviluppo di una tecnologia 5G alternativa al 5G cinese. Downing Street ha elaborato la formula D10, i paesi del G7 più Australia, India e Corea del Sud, e una delegazione di Whitehall si è già recata a Washington per discutere la questione. Parlando alla Commissione difesa britannica, il senatore americano Tom Cotton ha spiegato che la Cina stava usando Huawei per insinuare un cuneo ad alta tecnologia nella relazione speciale tra Uk e Usa. Uno dei componenti della delegazione ha anticipato al Times che “Huawei è già consegnata alla storia”.
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