Le possibilità che l’aggressione dei miliziani di Hamas abbia una qualche speranza di successo militare sono zero, zero. Intanto bisognerà vedere se dal Libano Hezbollah prova una sortita, ma è plausibile che non siano altrettanto pazzi. Si tratta solo di capire il tempo in cui Israele assorbe la penetrazione avvenuta nei suoi territori e l’intensità della replica che verrà inflitta alle autorità palestinesi che l’hanno intrapresa. Presumibilmente sarà dura, quanto basti perché l’Arabia saudita abbandoni il tavolo della pace. Solo qualche fanatico miliziano di Hamas può pensare che sia davvero suonata l’ora dello Stato ebraico, quando in verità sta per suonare la sua. Piuttosto l’Iran non può tollerare la distensione araba verso Israele ed ha giocato la sua carta più drammatica, quella di un’invasione che finirà malamente con perdite.
Netanyahu vive momenti di vero imbarazzo, se la sua reazione fosse mite lo si accuserebbe di debolezza. Se feroce, come pure si imporrebbe, ecco che si dilegua l’ambito interlocutore saudita che cambiava tutti gli scenari. Qui si valuterà la pasta di cui è fatto il primo ministro israeliano e dopo più di trent’anni che è sulla scena internazionale. Quanto alla pasta di Hamas, un’organizzazione paramafiosa, e quella degli Ayatollah, dei maniaci repressivi, non c’è dubbio possibile alcuno. Sono fatti l’uno per l’altro e saranno sconfitti insieme.