Il consigliere nazionale del Pri Daniele Mondello ci ha inviato il seguente articolo che pubblichiamo volentieri
L’avvento dell’intelligenza artificiale e dell’automazione sta portando un repentino cambiamento nel mondo del lavoro che sta influenzando profondamente i processi produttivi e le prospettive di occupazione in diversi settori. Ad esempio entro tre anni Vodafone ha intenzione di tagliare 11 mila posti di lavoro, mentre British Telecom ha annunciato entro il 2030 un taglio di 55 mila dipendenti su 132 mila, il 42 per cento della forza lavoro, semplicemente perché saranno sostituiti dall’IA.
Questa trasformazione dovrebbe porre all’attenzione della nostra classe politica la questione cruciale di come garantire sostenibilità economica economica e sociale per coloro che rischiano di perdere il lavoro a causa di queste tecnologie emergenti. Attenzione, non ci stiamo riferendo ai famosi “bamboccioni” di Padoa Schioppa, né ai “choosie” della Fornero né tantomeno ai “divanisti” del reddito di cittadinanza, bensì a forza lavoro attiva, con cultura media superiore e professionisti.
Le aziende stanno cogliendo, giustamente, le opportunità di una maggiore efficienza data dall’adozione di qeste tecnologie che permettono di automatizzare o di affidare parte dei processi produttivi a delle macchine coadiuvando o in diversi casi sostituendo l’intervento umano. Il rovescio della medaglia è un continuo stillicidio di perdita di posti di lavoro tradizionali, in particolare per coloro che ricoprono ruoli amministrativi, ripetitivi, di assistenza, ma anche tanti ruoli che erano ricoperti da chi si affacciava al mondo del lavoro i cosiddetti “junior”.
Come biasimare un imprenditore di una Pmi in un contesto complesso come quello italiano, quando invece di destinare risorse per formarre un giovane sviluppatore alle prime armi (colmando spesso il considerevole divario tra l’educazione accademica ed il mondo professionale), al quale sono dovuti tutti i legittimi diritti guadagnati attraverso anni di lotte sindacali, ma che potrebbe lasciare l’azienda in qualsiasi momento, decide di investire in una tecnologia che può operare 24 ore al giorno e divenire patrimonio aziendale? Anche professionisti altamente qualificati, che hanno dedicato anni e studi e specializzazione, insieme a numerose persone, con un elevato livello di istruzione, potrebbero non sfuggire a questa tendenza e trovarsi in un prossimo futuro fuori dal mercato.
L’Italia ha già cercato di affrontare una sfida simile, fra luci ed ombre, attraverso l’implementazione del reddito di cittadinanza, un programma di sussidio per le famiglie a basso reddito. Il rdc non ha eliminato la povertà come strombazzato da un balcone, ma è indubbio che durante il periodo di lockdown e covid abbia salvato il sud Italia dalla macelleria sociale. Quella iniziativa ha dimostrato da un lato che è corretto e possibile fornire un supporto finanziario a coloro che si trovavano in una situazione di vulnerabilità economica, dall’altro che se non perfettamente bilanciata economicamente e con azioni di sostegno al cambiamento, una misura del genere è insostenibile per qualsiasi governo. Prendiamo spunto da questa esperienza e da altre in Europa come quelle con ottimi risultati nei paesi scandinavi, è auspicabile che il governo inizia a considerare l’idea di una forma di sostegno finanziario per coloro che perderanno il lavoro a causa dell’automazione e dell’IA, indipendentemente, dalla loro cultura o livello di istruzione, pianificando nel lungo periodo le azioni da intraprendere per non farsi travolgere dallo tsunami appena arriverà.
Queste tecnologie non devono essere viste solo come minacce, ma anche come opportunità di crescita economica, ma è necessario affrontare queste sfide come non abbiamo mai fatto in Italia, cioè in maniera unita E’ fondamentale incoraggiare un approccio sistemico che incoraggi l’innovazione, investa in formazione e riqualificazione, e al contempo fornisca un ammortizzatore. sociale per coloro che hanno bisogno di supporto. Questa sfida può anche essere un volano per abbattere l’ancora troppo presente divario tra nord e sud grazie allo Smart Working. Un primo passo potrebbe prevedere l’istituzione di un fondo di sostegno finanziario per le persone che perdono il lavoro a causa dell’automazione. Questo fondo potrebbe essere finanziato attraverso una combinazione di risorse pubbliche e contributi da parte delle aziende che adottano tecnologie automatizzate; ma dall’altra parte bisognerebbe ripartire dalla formazione scolastica e dalle aziende per fornire programmi di riqualificazione professionale, che permettano alle persone di acquisire nuove competenze e adattarsi ai cambiamenti nel mercato del lavoro. Non ci stiamo inventando niente di nuovo;10 anni fa Barack Obama, chiese a tutti gli americani di provare a imparare l’informatica, introducendo la programmazione nelle scuole elementari. In sintesi, solo attraverso un immediato approccio olistico possiamo affrontare consuccesso le sfide e le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti, prima di ritrovarci in uno scenario apocalittico di cui nessuno puç prevedere i contorni
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