Che lo Stato palestinese fosse la Giordania, lo disse senza essere contraddetto il presidente Bourguiba alla lega araba nel 1970. Per cui gli arabi lo sanno benissimo, Amman è una citta palestinese, Gaza, a rigore, no. Gaza è una citta fenicia e la Palestina dai tempi di Erodoto va dalla Fenicia all’interno, praticamente l’antica Filistea. Con la dominazione romana i confini andrebbero poi tutti rivisti, ma Gaza era già stata donata da Erode a Cleopatra e rimase egiziana fino al 1968. La Giordania, disse Bourguiba, “è solo il nome di un fiume” e questo è il vero problema. Israele per gli arabi occupa Gerusalemme dove il profeta Maometto ascese al cielo e dunque Gerusalemme va riconsegnata tutta alla sua fede. Ma una volta che venisse riconsegnata, e quindi sparisse Israele, lo slogan di Hamas dice, dal fiume al mare. Il fiume è il Giordano, e la terra che gli sta intorno è il triplo di quella di Israele. Potrebbe mai accettare il micro Stato palestinese di essere surclassato da uno Stato giordano affidato ad una monarchia hashmita, che persino il laico Arafat definiva “una vecchia bagascia”? Non si sa cosa pensa a proposito lo Anp ma l’islamismo non può accettare una situazione tanto umiliante. Dal fiume al mare riguarderebbe interamente la Giordania, magari anche la valle della Bekaa, la Siria, l’Egitto, perché appunto il mare è sopra ed è sotto il corso del fiume, il mare è a Aqaba, Tartus, Tripoli.
Se l’Occidente vuole poi rifugiarsi nella idea dei due Stati per poter accarezzare una qualche prospettiva di pace e non ammettere, come pure è a tutti gli effetti, la sua impotenza rivolgendosi ad uno schema rassicurante, ciò è perfettamente plausibile. Disgraziatamente, non si accorge di una soluzione avariata ed improponibile. Altrimenti i due Sati si sarebbero realizzanti nel 1993, quando appunto l’Olp si convinse della necessità di arrivare ad un accordo con Israele e pure nella carta fondativa dell’Olp c’era lo stesso principio che si legge oggi in quella di Hamas, ovvero che Israele deve essere semplicemente distrutta. E cosa successe? Che in meno di 5 anni l’Olp perse la sua presa sulla popolazione di Gaza ed Hamas divenne dominante, fino al rifiuto degli accordi. Raccontiamoci pure che gli arabi di Gaza non sono la stessa cosa di Hamas, resta il fatto che Hamas è il loro unico esclusivo rappresentante, Abu Mazen è un vecchio babaccio che possono prendere sul serio solo i paesi occidentali.
Presto faremo i conti con una tregua solo fittizia. Israele rivendicherà i suoi morti, gli arabi i loro e se mai si riuscisse a deradicalizzare Hamas, tempo cinque anni vi sarebbe una nuova forza criminale al suo posto. Il nuovo Stato arabo sarebbe una minaccia immediata per Israele e poi per l’intera area. Prima ci se ne convince, prima si farà un passo avanti. Gaza potrebbe essere spartita fra Israele ed Egitto e la trans Giordania, fra Giordania ed Israele, oppure la trans Giordania si unisce alla Giordania, il re abdica e si va a libere elezioni, ecco lo Stato Palestinese. La strada dei due Stati, invece non si è mai mostrata percorribile, perchè lo Stato palestinese sarebbe un terzo, o un quarto, magari un quinto. Eppure non si ha mai il coraggio di proporre una soluzione diversa, perché sotto schiaffo della propaganda araba da più di sessanta anni, quando gli arabi sanno benissimo come stanno le cose.
Im questo contesto il Pri ha una fortuna, Ugo La Malfa a proposito della crisi mediorientale, non si arrampicava sugli specchi per prospettare soluzioni che non sarebbero andate da nessuna parte. Invece raccomandava la sola difesa di Israele come difesa del mondo democratico. Sta ad Israele l’onere della scelta e per tutto quello che è loro possibile i repubblicani italiani supportano da sempre lo Stato ebraico,