La Rivoluzione da decenni non fa più paura a nessuno e viene messa in barzelletta. L’ultimo studio di uno storico di successo come Jonathan Israel, “La Rivoluzione francese”, ci spiega che Robespierre era “un controrivoluzionario”. Come prendersela quindi con il professor Orsini che accusava ieri Robespierre in diretta televisiva di aver inflitto “punizioni collettive”, come Pol Pot? Israel ha letto e riletto tutte le carte, Orsini evidentemente nemmeno una, eppure si esprimono nello stesso modo. Come dimenticare il più grande barzellettiere italiano, Silvio Berluscioni, a Milano vogliono dedicargli un aeroporto. Per lui Robespierre era addirittura un dittatore, Berlusconi fu il primo a fare un elenco che partiva da Robespierre ed arrivava a Pol Pot. E anche se Berlusconi non era uno storico, né un professore, disponeva di qualche cognizione. Già nel 1905 Lenin e Trotskij litigavano sulla Rivoluzione, uno sostenendo Robespierre, l’altro la Gironda.
Davanti ad un tale contesto come poter spiegare che la Rivoluzione fu una cosa seria, il primo tentativo di Stato democratico moderno in Europa, non proprio un’inezia. Uno solo che si sappia chiedeva la dittatura, la Francia era in guerra, Marat, ed era inascoltato. Marat venne pure assassinato, non da una realista, ma da una girondina, ovvero da una giacobina, perché la Gironda non era un altro partito, era lo stesso club giacobino con diverse personalità a comporlo. Vero che Victor Hugo nel suo romanzo Novantatre, chiude Marat, Robespierre e Danton in una stanza a discutere del futuro della Francia, ma quella era una rappresentazione da romanzo. Non si sa se davvero i tre si trovarono tutti insieme a cena mai una sola volta tanto erano diversi di costumi, mentre Danton e Robespierre hanno pranzato insieme almeno due volte, una da soli, quando Robespierre cercò di salvare la vita a Danton.
Per quanto il problema della Francia fosse il governo, Taine accusava la Rivoluzione di anarchia e non di dittatura e la spinta rivoluzionaria fu tale che in Europa prima di armate di Bonaparte si parlava delle armate di Robespierre, la Francia rivoluzionaria non ebbe mai un dittatore. Piuttosto bisognerebbe capire ancora se Napoleone lo fosse. In ogni caso prima di Napoleone il potere rivoluzionario è esercitato collettivamente attraverso due comitati che si presentano alla Convenzione, ovvero al Parlamento. In questi comitati Robespierre è stato presente in uno per un anno scarso e per la verità in minoranza. Se volete qualcuno che controlli davvero numericamente i comitati quello è Billaud Varenne non Robespierre.
I comitati hanno mandato al tribunale rivoluzionario liste di proscritti, ma su un presupposto di infrazione individuale non collettiva, a meno che si ritenga il reato di cospirazione una punizione collettiva. Può esserci un errore nell’imputazione, vai a sapere se davvero Danton, Desmoulins, Fabre, Herault, erano dei cospiratori. A torto o a ragione i comitati, non Robespierre, riuniti li ritengono tali. Di Robespierre si sa che come fece con la Gironda lima le liste, perché da leguleio rifiuta il carnaio, ovvero, rifiuta “la punizione collettiva” che i comitati, attraverso i rappresentanti in missione, Robespierre li voleva m mandare a processo, applicarono forse a Lione. Incredibile che un professore universitario si esprima con tanta leggerezza su questioni così controverse. Poi ci si ricorda che si tratta di quello che spiegava che i bambini sono felici anche in dittatura e che Putin avrebbe conquistato l’Ucraina in un mese e tutto si spiega. Tranne perché lo si inviti in televisione.
Demaine de Vizille MDLRF