Il responsabile nazionale degli Enti locali del Pri, vice sindaco di Ravenna, l’amico Eugenio Fusignani ci ha inviato il seguente articolo
“Rumāgna, l’é tëra banadeta da ‘e Signôr” (Romagna, é terra benedetta da Dio) così recita uno dei canti romagnoli più popolari. Eppure, a guardare a quanto successo in questa estate che sta volgendo al termine, sembra proprio che la benedizione del Signore sia caduta altrove. Se poi al volere degli dei si aggiunge anche la volontà dei mortali, specie quando questi hanno responsabilità di governo, allora il gioco si fa davvero duro.
Infatti, ad oltre tre mesi dagli eventi alluvionali ed idrogeologici che hanno colpito la Romagna, nonostante le passerelle mediatiche e i decreti d’urgenza che stanziavano fondi, ancora nulla si é visto se non la ferrea volontà dei romagnoli, la generosità di tanti cittadini e gli impegni economici di regione ed enti locali romagnoli.
Per questo il presidente della Regione e i sindaci romagnoli tutti (da sinistra a destra) ogni giorno fanno sentire la loro voce. Non dunque per fare delle “polemiche” sui media perché al governo c’è la destra della presidente Meloni o per mettere le mani avanti in vista delle elezioni amministrative del 2024, ma più semplicemente perché ad oggi nulla è stato fatto dall’esecutivo per portare aiuti concreti ai cittadini dei territori colpiti. Solo la caparbietà dei romagnoli ha fatto si che quasi tutte le imprese siano ripartite senza dar corso alla cassa integrazione prevista e vincolante risorse. Solo la volontà dei romagnoli ha fatto si che un sistema di imprese turistiche e balneari abbia consentito una stagione che in qualsiasi altra parte del mondo sarebbe stata compromessa per chissà quanto.
Da responsabile nazionale degli Enti Locali, prima che da amministratore repubblicano, devo sottolineare positivamente questi aspetti che caratterizzano le genti di Romagna ma, al contempo, mi corre il dovere di stigmatizzare le mancanze che purtroppo ancora si registrano dal governo centrale. Né mi è possibile tacere sulle giustificazioni di quanti sostengono banalmente la tesi della strumentalità dei sindaci di centro-sinistra, senza tenere in nessun conto. tanto la realtà dei fatti quanto, soprattutto, la portata epocale e la gravità degli eventi. In particolare, senza valutare le condizioni delle numerose famiglie rimaste senza nulla, delle imprese che annaspano o rischiano di chiudere e della disastrosa condizione del territorio sul quale si deve intervenire con urgenza, anche in vista dell’inverno ormai imminente, mentre si pianificano gli interventi strutturali per la sua messa in sicurezza. Pianificazione che comporterà un impegno particolare dei comuni e della regione per portare una nuova visione di gestione urbanistica che crei le premesse per un nuovo modello di sviluppo in modo da accompagnare quelle trasformazioni che le imprese hanno già ben presenti.
Ed é proprio per questi ultimi tre validissimi motivi (famiglie rimaste senza nulla, imprese che rischiano di chiudere e condizione del territorio) che il presidente della regione e i sindaci romagnoli (tutti, nessuno escluso!) insistono nel sollecitare interventi e confronto per accelerare da parte del governo il sostegno alle famiglie, alle imprese e la rigenerazione e ristrutturazione dell’ambiente e del territorio.
I repubblicani non possono non rilevare la scarsa propensione al confronto dell’attuale governo, dal momento che sono propri dello spirito repubblicano la collaborazione, e il dialogo franco e aperto, senza sterili polemiche. Dialogo e collaborazione che, invece, sono ampiamente soddisfatti dai rapporti con il generale Figliuolo, quand’anche senza portafoglio, che stanno dando frutti.
Inutile fare paragoni col passato, magari chiamando in causa ritardi di altri governi per sollevare dalle sue evidenti responsabilità l’attuale governo. Eventi come questi non si erano mai visti e la loro gravità necessità di misure straordinarie immediate e non di tatticismi che come uniche vittime avrebbero i cittadini. Zattini, il sindaco di centrodestra di Forlì, città pesantemente colpita dagli eventi, con l’onestà intellettuale che lo ha sempre contraddistinto, ha dichiarato imparagonabili ritardi e misure sull’alluvione di Villafranca di Forlì del 2019 con i tempi rapidi e le ingenti risorse da stanziare che necessita un disastro come quello del maggio scorso. Infatti, paragonare i due eventi sarebbe come paragonare lo scoppio di una bombola del gas con l’atomica di Hiroshima. Questo il governo lo sa bene e proprio per questo va richiamato alle proprie responsabilità e invitato a procedere subito a rendere disponibili almeno quella prima parte di risorse che ha deliberato da tempo.
Intanto c’è da sottolineare gli aiuti concreti che sono arrivati e/o stanno per arrivare dagli enti locali come la Regione e i Comuni, anche grazie ai fondi delle donazioni; per quanto riguarda il Comune di Ravenna, che conosco bene in quanto vice sindaco, le donazioni ammontano a circa sette milioni di euro e sono già in corso le procedure e le modalità attraverso le quali i cittadini potranno richiederli. Tutto gestito in piena trasparenza e seguendo il criterio della precedenza a chi ha subito il danno maggiore. Altro che “governo bancomat”, a proposito di polemiche sterili e inutili provocazioni! Il territorio romagnolo si sta muovendo da se e non a caso sono in corso molte delle ricostruzioni e dei lavori di ripristino e messa in sicurezza: ma si tratta di interventi gestiti sempre da enti e organismi locali Il presidente di regione e i sindaci romagnoli (tutti, nessuno escluso!), fanno pressing sul governo perché hanno a cuore cittadini e territorio e invocano politiche lungimiranti e interventi immediati. Alla fin fine chiedono solo che venga attuato quanto promesso nel momento dell’emergenza. Sul fronte dell’alluvione è già passato troppo tempo; bisogna agire, la gente e il territorio non possono più aspettare.
Il cambiamento climatico continua a mordere duro, prova ne è che ogni annuncio di pioggia è motivo di terrore e ad ogni temporale si rischia la catastrofe. Occorrono volontà e pragmatismo e azioni serie ed efficaci, che diano seguito alla vicende drammatiche che hanno colpito la Romagna. Per questo, da repubblicani attenti all’interesse generale, dobbiamo chiedere alla presidente Meloni e al suo esecutivo che lo stanziamento di fondi per i territori colpiti, ancorché parziale, da semplice atto di governo divenga subito utilizzabile. Non per la fretta dei sindaci ma per le esigenze improcrastinabili di famiglie e imprese. Soprattutto in questo senso, le polemiche non sono di aiuto e diventano un atto di crudeltà perché fatte sulla pelle della gente.