La piena comunità di intenti ed obiettivi emersa dall’incontro fra il presidente del Consiglio italiano Meloni e il segretario della Nato, Stoltenberg è un atto dovuto. Nemmeno il governo Conte quando firmava accordi bilaterali con la Cina era in grado di mettere in discussione i fondamenti dell’Alleanza Atlantica. In più abbiamo una minaccia armata mossa ai confini dell’Europa e il governo Meloni, con la Nato in casa, non potrebbe comportarsi diversamente da come ha fatto. Semmai possiamo riconoscerle e volentieri, lo si è visto quando era ai banchi dell’opposizione di credere davvero nella politica che sostiene, cosa che purtroppo non si può dire di altre componenti della sua maggioranza.
Una corretta collocazione occidentale non comporta poi necessariamente una piena predisposizione all’integrazione europea. C’è l’esempio della Polonia, che non può essere certo considerato un esempio virtuoso, tutt’altro. A giustificazione della Polonia c’è una storia di dominazione russa così feroce che rende difficile, come si è compreso, qualsiasi integrazione con qualunque altro stato, anche se perfettamente democratico. L’Italia che gode di un regime liberale dal 1948, incrinato solo dalle misure della pandemia, non è paragonabile alla Polonia. L’eventualità di uno scontro con la Francia e a seguire con la Germania, sarebbe insensato, per le ricadute gravissime, soprattutto dopo le intese con la Francia appena siglate dal governo Draghi.
L’onorevole Meloni aveva detto nel suo discorso alle Camere, di riconoscersi pienamente nei valori giudaico cristiani che caratterizzerebbero, a suo avviso, l’Unione Europea. Ammesso che il presidente del Consiglio abbia ragione a riguardo, il primo valore cristiano è di soccorrere i bisognosi. Come è possibile solo pensare di dirottare dei migranti che faticano ad arrivare vivi a Pantelleria sino ad Oslo, come ama dire beffardo il senatore Salvini? Un’Italia che appartiene pienamente alla cosiddetta “Europa giudaica cristiana”, ma anche solo cristiana, presta assistenza immediatamente a chi la richiede e senza discutere.
Possono semmai essere discussi i termini d’accoglienza e se l’onorevole Meloni lo avesse fatto, avremmo riconosciuto le sue ragioni, perché è evidente che l’Italia è sovra esposta ad una pressione enorme, quando altri paesi della comunità stanno a guardare. Ma la sovraesposizione dell’Italia è un elemento di forza da far valere nei confronti della comunità, sempre se si dimostra capaci di una qualche dote politica, come l’arte di negoziare. Per ora abbiamo dimostrato solo di aver guadagnato una posizione di debolezza.
dalla Galleria della Presidenza del Consiglio dei ministri