Senza voler entrare nel merito dei contenuti del congresso della Cgil, avremo modo di discuterne per tutti i prossimi mesi, è importante analizzare il significato delle immagini che sono state trasmesse dai media al grande pubblico. Queste vengono recepite immediatamente e lasciano un’impronta profonda. Mettere insieme tutti i capi e capetti dell’opposizione non è stata una grandissima idea. Se l’intenzione era quella di articolare una forza ampia contro il governo, questa è fallita miseramente. Era evidente che tanti galli nel pollaio non si sopportassero tra di loro e che persino le auspicate convergenze fra Schlein e Conte appaiono premature. Anzi , Conte avverte la Schlein come una minaccia e questo senza che Calenda sia minimamente invogliato a prendere in esame una qualche collaborazione. Al dunque un impegno di collaborazione sul terreno dei diritti, niente di più vago e fumoso, fa abbastanza ridere.
D’altra parte il palco offerto al presidente del Consiglio ha dato perfettamente l’idea dell’unico interlocutore della Cgil, in questa fase, ovvero il governo, non le confuse opposizioni. Ora la Cgil poteva presentarsi al presidente del Consiglio come il Convitato di Pietra si presenta al Don Giovanni, immobile e minacciosa. Lo ha invitato a cena solo per portarselo all’inferno. Invece si è inscenata la fuga dalla platea con tanto di “Bella ciao” e pugni alzati. Il che testimonia come una parte della Cgil sia contraria a qualunque interazione con il governo, financo quella dell’ascolto, e un’altra ben più rilevante, piuttosto ben disposta al confronto. Anche questo aiuta il governo, molto più di quanto possa aiutare il sindacato.
Foto dal sito della Confederazione generale italiana del Lavoro