Per la verità non abbiamo dato particolare peso alla vicenda che concerne le presunte carte segrete del Pentagono, perché, prima o poi, in un modo o in un altro, nemmeno la Cia ha mai saputo nascondere i suoi documenti di maggior rilievo. Più o meno tutte le operazioni sotto copertura statunitensi sono note ed arcinote ed in genere quando emergono non assumono più una particolare rilevanza strategica, solo storiografica. Purtroppo uno dei più grandi esperti del settore, Roberto Faenza, “Gli americani in Italia”, “Il malaffare, dall’America di Kennedy, alla Cuba di Castro”, si è dato con successo al cinema e pochi ricordano il suo lavoro di studioso specializzato. In questo caso i documenti portati alla luce non hanno nessun valore strategico generale, meno che mai l’ipotetica data della controffensiva ucraina che non può che essere indicativa. Assume invece un valore rilevante la valutazione dello stato di guerra e questa sicuramente il Pentagono non aveva nessun motivo di nasconderla, anzi portandola ai media, ha ottenuto il risalto necessario.
L’analisi del Pentagono ci dice infatti che dopo più di un anno dall’aggressione, la situazione è esattamente la medesima del 2014. Proprio in questi giorni l’inviato del Corriere della Sera nel Donbass, Lorenzo Cremonesi, postava un filmato dove evidenziala la stessa linea del fronte di allora. Prendi Bachmut, libera Bachmut, cambia di qualche decina di chilometri, qualcosa di insignificante per giustificare una simile mattanza. Oltretutto i limiti bellici dei due schieramenti sono evidenti, i russi non sono in grado di avanzare e gli ucraini se pensano a contrattaccare in questa fase o successivamente, falliranno egualmente. Quindi il problema non è di sapere se qualcuno ha un vantaggio nel poter conoscere le valutazioni del Pentagono, ma piuttosto nel momento che sono state divulgate a cosa portano. Il Pentagono non è un centro di analisi militare, è un centro di difesa operativo. Quello che ci ha fatto sapere, volontariamente o meno, è che stando così le cose si possono solo fare due scelte. O piantarla lì, perché non se ne cava un ragno da un buco e quindi non vale la pena di aiutare l’Ucraina che comunque continuerebbe a dissanguarsi all’infinito. O sostenere in maniera ben più massiccia e diretta il governo di Kyiv rispetto a quanto fatto finora e schiacciare le forze russe. Non si creda solo che il Pentagono abbia una sua linea autonoma fra le due opzioni. Mollare o intensificare, sono entrambe fatte presenti all’amministrazione americana da parte del suo principale organo di difesa. E non è nemmeno detto che quello che non farà questa presidenza, non possa farlo un’altra, a meno che non si voglia poi rivoluzionare anche il Pentagono.
CCO