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I girondini del secondo millennio

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
2 Giugno 2023
in Cultura
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La Treccani scrive che dalla notte del 31 maggio al 2 giugno 1793 con l’espulsione dei Girondini dalla Convenzione il potere “venne accentrato nelle mani di Robespierre, e dei suoi più immediati collaboratori, come Saint-Just”, e anche che questo potere veniva esercitato con la violenza dal “Comitato di salute pubblica che dirigeva la diplomazia, la guerra e la vita economica, e dal Comitato di sicurezza generale, che applicava le nuove leggi sui sospetti e regolava l’attività dei tribunali straordinari”. Le Enciclopedie sono necessariamente sommarie. Per capire qualcosa del potere in Francia nell’anno ’93 bisogna prendere nota che Robespierre entra nel comitato di salute pubblica solo il 27 luglio dopo la capitolazione di Magonza e poche ore prima di quella di Valentienne. Tempo un mese la Francia vedrà la vittoria ad Hondshoot e il mutamento del corso della guerra. Hondshoote, nelle fiandre francesi, significa la sconfitta del duca di York, il ritiro del principe di Coburgo, la liberazione di Dunkergue, l’assalto vitorioso alla baionetta della gendarmeria di Parigi, il genio di Hoche e il coraggio dei Bernadotte. Houchard, il vincitore di Hondshoote, invece finisce sotto processo per non aver inseguito il nemico in fuga è ghigliottinato a novembre. Ecco come il comitato di salute pubblica vinceva le guerre. Se un generale non moriva sul campo, rischiava il patibolo.

Non bisogna stupirsi per tanta durezza. La morte di un re di uno Stato assolutista, creò il più grande vuoto di potere che si potesse immaginare in Francia- Né Danton, ministro della Giustizia, né Marat, istrione della piazza, né tantomeno l’oscuro Robespierre pensavano mai che si potesse far cadere la monarchia. Ci credettero invece i girondini Vergniaud e Barbaroux. Il primo se ne andò dall’amante, il secondo si mise alla testa di un intero reggimento di marsigliesi. I girondini erano la parte più ottimista del club giacobino. Già a settembre con il massacro delle carceri ci si rese conto dei problemi e fu un errore grave gettare la responsabilità dei massacri su chi non avesse funzioni di di governo come Marat e Robespierre. Il ministro dell’Interno era Roland che rimase inerte e Danton che era il vero promotore dei crimini. Per cui quando l’impulsivo girondino Louvet in aula alla Convenzione accusa Robespierre, sbaglia il colpo clamorosamente e consente all’Incorruttibile di estendere la sua area di consenso.

Ci si chiede cosa distingua i girondini dai giacobini e per la verità davvero niente. Hanno tutti la stessa età, più o meno provengono dallo stesso ceto sociale, l’avvocatura e sono nello stesso club. I girondini sono i giacobini al governo e dunque coloro che più sbagliano frequentemente le proprie mosse. La più grave fu la fiducia concessa al generale Dumouriez, e il disprezzo nei confronti di Danton che cerca sempre di dar loro una prospettiva. Fa specie che storici rinomati pensino di trovare dei caratteri più liberali o moderati degli altri giacobini. Il massacro della Glaciere avviene sotto il governo girondino. Jourdan, Jourdan Coupe-tete, che guida l’eccidio sarà amnistiato dal governo girondino e giustiziato dal comitato di salute pubblica montagnardo. il processo di scristianizzazione viene iniziato dalla Gironda e arrestato da Robespierre. Victor Hugo, che pure non era uno storico specialista definisce i girondini come coloro che arrivati al piano alto di un appartamento tolgono la scala per evitare che altri li raggiungano. Metafora discutibile ma efficace. Tutto il giacobinismo soffre di elitarismo borghese, Marx vedrà l’intero corso della rivoluzione francese proprio della sola borghesia ed è una delle poche intuizioni di Marx che i marxisti subito dimenticheranno. Rispetto alla Gironda, la Montagna è più sensibile all’istanza popolare, ma solo per non esserne travolta, altrimenti la Montagna è elitaria quanto la Gironda. Gli stessi cordiglieri indossano una maschera popolare, quando sono tutti alla corte del duca d’Orleans.

Questa schiatta formidabile dei girondini si mostrerà esemplare davanti al martirio. Per questo suo coraggio, la Gironda viene presa ad esempio della rivoluzione, quando ne rappresenta semplicemente il modello dilettantesco. Condorcet con tutta la sua intelligenza e la sua dottrina pensava che si potesse adottare una Costituzione in guerra. Isnard minaccia la distruzione di Parigi, Vergniaud ama la vita di salotto, quando Saint Just quella di guarnigione. Brissot, è principalmente un intrigante e anche malaccorto. Nemmeno volendo si poteva salvarli, o per lo meno solo Marat che li conosceva e li sapeva comunque fedeli alla Repubblica, lo avrebbe fatto volentieri. Ed ecco che c’è la girondina Corday che assassina Marat. Ancora oggi i girondini restano considerati la parte migliore del giacobinismo. Mario Vinciguerra titolerà loro i Girondini del ‘900, un contributo alle idee liberali e riformatrici della società che erano proprie a tutto il club giacobino che resiste alla scissione dei foglianti. I girondini erano semplicemente degli illusi, anche quando riuscivano a salire tutte le tappe della vita pubblica con il balzo avventuroso del principiante. Piuttosto questa loro eredità sottovalutata nel secolo scorso, nel secondo millennio potrebbe mostrarsi radicata e profonda per la classe di governo. Non è che non ci si è accorti mai dei difetti della Gironda. È che sono più facili da replicare delle virtù di Robespierre. Peccato che lo Stato lo salvarono i robespierristi dopo che lo precipitò la Gironda.

Vizille Musée de la Rèvolution Française

Tags: ConvenzioneGiornda
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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