Parlare è sovversivo. Dice la Murgia. In un suo libro, che ha intitolato significativamente Stai zitta, la scrittrice sarda evidenzia il legame mortificante tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. «Se si è donna, in Italia, si muore anche di linguaggio». Ma se una donna, in Italia, deve dire sciocchezze, deve sempre mettersi a favore di camera per provocare, per offendere, finisce che di linguaggio muoiano tutti, uomini e donne.
La Murgia vede fascisti ovunque e ha anche scritto un libro mediocre che Einaudi ha avuto il coraggio di pubblicare che ci aiuta a misurare il fascismo che è in noi, ha criticato Mario Draghi perché secondo lei non comunica (vogliamo mettere le conferenze serali di Conte?), è innamorata dello schwa, la e ribaltata che oltrepassa i generi. Ha avuto la faccia tosta di polemizzare con il direttore d’orchestra Joana Mallwitz, che a Sanremo ha detto di non gradire di esser chiamata ‘direttrice’, tifa per i terroristi, preferisce Hamas ad Israele (ma non ha chiesto ad Hamas cosa ne pensi dell’identità di genere), ha paura delle divise (e un poliziotto anzi l’ha pure intimidita), ma quelle che indossa Hamas invece fanno tendenza e invitano a danzare nei prati fioriti in primavera, crede che Battiato sia stato un cretino che ha scritto solo ‘minchiate assolute’, e quando si è trovata tutti contro ha provato a dire: «Scherzavo, non sono stata capita», eppure l’hanno capita tutti e dello scherzo non s’è accorto nessuno, né prima, né durante, né dopo.
Essere democratici è una fatica immane. Perché vuol dire dare, a quante più persone possibile, quegli strumenti per decodificare e interpretare il presente. Fin qui è anche e soprattutto Mazzini. Ma se la provocazione deve inquinare il presente, l’ironia deve dar schiaffi e non tenere alta la guardia, allora il silenzio è una virtù. È un bene augurarsi che l’inferno abbia buona memoria e che si distingua tra chi i pozzi li usa per dissetare e chi li avvelena. Per poter dire, tutti in coro, senza distinzione di sesso, politica, religione: «Michela, stai zitta».