Bernardo di Clairvaux ha oggi ancora qualcosa da dire. Noi non possiamo fare a meno del sentimento religioso: la nostra cultura, il nostro Occidente ha bisogno della chiesa. È la chiesa che non ha bisogno della mondanità della nostra cultura. Quando Mazzini ne criticava le deviazioni ci teneva a ricordare che gli sbagli storici comunque non oscurano il cristianesimo, come le nuvole non oscurano il sole. Il cristianesimo ci ha dato non solo verità teoretiche, ma, nello sviluppo religioso nel mondo, anche verità sociali, è il Gesù delle Beatitudini, un’icona per Giovanni Bovio, perché apriva a rivoluzionarie conquiste. Non più le classi degli indù, non più le ingiustizie e le disuguaglianze, ma la fratellanza universale. Il cattolicesimo. «Quando si segue la religione nella storia noi possiamo mostrarvi un progresso sociale, ma quando si è indifferenti», scrive Mazzini «voi non potete mostrarci altra conseguenza che l’anarchia, cioè l’oppressione del debole». «A forza di esagerare un principio contenuto nel protestantesimo, a forza di dedurre tutte le vostre idee unicamente nell’indipendenza dell’individuo, voi siete giunti a che?». All’atomismo egoista della nostra contemporaneità che tutto corrode.
Nel De Consideratione Bernardo scrive a papa Eugenio III, già monaco cistercense, cioè suo discepolo e allievo. Un’opera di strettissima attualità, dicevamo. Bernardo appare nella scena del XII secolo, alla fine della riforma gregoriana, un movimento che attraversa i secoli X, XI e XII e che mirava a liberare la chiesa dalla morsa delle autorità secolari. «Interferendo nel governo e nelle nomine ecclesiastiche», scrive Robert Sarah, in un saggio di recente pubblicazione, L’eternità (Cantagalli), «il potere politico aveva finito per produrre una vera e propria decadenza del clero. Si erano moltiplicati i casi di sacerdoti concubinari, impegnati in attività commerciali o in affari politici. La riforma gregoriana è caratterizzata dalla volontà di riscoprire la Chiesa degli Atti degli Apostoli. I principi di tale movimento si fondavano anzitutto non sulle riforme istituzionali, ma sul rinnovamento dei sacerdoti».
La religione, anche in Hegel, è quasi al vertice dello Spirito Assoluto. Ma è Assoluto, lo Spirito, proprio perché ab-solutus, sciolto da vincoli. Il Lo spirito soggettivo è mio, mi riguarda, ha a che fare con la mia corporeità, non può fare a meno di me. Lo spirito è oggettivo quando prende forma fuori di me e si oggettivizza, appunto. E dà origine, dalla società civile e dall’etica pubblica, alle istituzioni politiche e giudiziarie per come le conosciamo. Lo Stato è questo: spirito visto come collettività, in cui lo spirito diventa concreto in qualcosa di storicamente esistente. Non può esistere una Chiesa che prende il posto dello Stato. Non può esistere una Chiesa, intesa come istituzione, dentro lo Stato, come non può esistere al di fuori dello Stato o al di sopra dello Stato. Lo Stato non ha niente sopra di Sé. La religione, come l’arte, è invece lo Spirito che viene fuori da una qualsiasi determinatezza storico o geografica. La chiesa storica, istituzionale, da questo Spirito deve farsi guidare. Ma non è niente che riguardi la vita dello Stato e nello Stato. Non c’è bisogno di una nuova riforma come quella gregoriana? «Di fatto, il potere secolare ha ripreso piede nella Chiesa. Questa volta non si tratta di un potere politico, ma culturale. Si ripresenta una nuova lotta tra sacerdozio e impero. Ma l’impero è oggi la cultura relativistica, edonistica e consumistica che si è infiltrata ovunque».
Il sacerdote oggi, dice Sarah, deve riscoprire la sua grandezza nella sua semplicità. E cita dal Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos: «Fa’ delle cosucce, aspettando, giorno per giorno. Applicati bene. Ricordati lo scolaro curvo sulla sua pagina di calligrafia, con la lingua fuori. Ecco come si augura di vederci il buon Dio, quando ci abbandona alla nostre proprie forze. Le cose piccole hanno l’aria di nulla, ma danno la pace. Son come i fiori dei campi dei campi, vedi. Li crediamo senza profumo e tutti insieme imbalsamano l’aria. La preghiera delle piccole cose è innocente».
Foto CC0