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Quel povero orso messo in croce, come nostro Signore

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
4 Maggio 2023
in Cultura
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Tutto ci saremmo potuto aspettare tranne di leggere sul quotidiano dei vescovi l’Avvenire, Ferdinando Camon scrivere che l’uomo sbaglia, l’orso no. Perché considerando che Dio non può commettere nessun errore, ecco che l’orso sarebbe più simile a Dio di quanto lo possa essere l’uomo. E comunque da ignoranti di questioni evangeliche quali siamo, si credeva banalmente che fosse l’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio, non certo l’orso. Si pensava anche che il cristianesimo ponesse l’uomo a capo e a custodia della natura, invece se appunto questo sbaglia, mentre l’orso no, forse è il caso di un ribaltamento delle gerarchie. Altrimenti si predisponga per lo meno un’ appendice dell’esegesi per la quale, sì l’orso non commette errori, ma che, magari per capacità creative, l’uomo resta più vicino e simile a Dio di quanto mai possa esserlo il simpatico plantigrado.

In linea di massima fa piacere questo sostrato di eguaglianza fra l’uomo e l’orso, significa fondamentalmente che la natura divina è comunque la stessa, per cui Camon si sarebbe fatto prendere la mano ed i vescovi hanno mostrato tolleranza. Può essere che siamo noi a dover ricordar loro di fare attenzione allo spinozismo? Perché era Spinoza a sostenere l’identità fra tutti gli attributi della medesima immobile sostanza, ed ecco subito un collega scrittore di Ferdinando Camon, un po’ più noto magari, come Isaac Bashevic Singer, uscirsene con l’uomo è uguale allo scarafaggio. È un terreno molto insidioso quello dell’identità naturale delle cose, tanto che il filosofo tedesco che per primo ammiratore di Spinoza, idealizzò l’identità ed il sistema della Natura, pose poi un principio indipendente nella volontà di Dio per non far annegare il mondo in una natura identica di tutte le cose.

A leggere però l’articolo di Ferdinando Canon su l’Avvenire di ieri, “Non ammazzare quell’orsa”, di tutta questa complessità tematica non ci siamo resi conto. Lo scrittore parte da un presupposto che non ha nulla di religioso, ovvero che l’uomo sia stato ucciso dall’orsa del Trentino “in casa di lei, non in casa di lui”. Ora dal quotidiano dei vescovi ci saremmo attesi di vedere una sola casa, quella del Signore, in cui si è consumata una morte. Ma se vogliamo invece pensare che Camon abbia ragione, nel senso che nel bosco abita l’orso e non più l’uomo, ecco che il problema si infittisce in quanto nel Trentino come in molte altre realtà montane, la casa dell’uomo si affaccia sul bosco, per cui se il bosco appartiene a qualcun altro, forse è meglio cambiare casa. Bisogna solo convincere i trentini a farlo. Per carità, Camon che è un intellettuale di un certo peso, possiede un qualche senso della realtà, per cui si chiede insomma che ragione ci sarebbe nel voler uccidere l’orsa? Dotatevi di uno spray urticante, meglio un orso accecato qualche minuto, che ammazzato. Allora saremmo davvero d’accordo con lui, per lo meno sul non abbattere l’orsa. È stata catturata, basta trasferirla in una qualche struttura idonea alla sua sopravvivenza o se possibile, meglio in un parco incontaminato dalla presenza umana. Mentre sconsigliamo caldamente la risorsa dello spray urticante. Non per altro, provate a puntarlo negli occhi di un orso che vi sta caricando. Dovreste essere Buffalo Bill per riuscirvi. Tenere il vostro ridicolo spray appeso al collo e avere la freddezza ed il tempo di centrarlo. E se quello poi si impennasse mentre voi lo sparate il vostro ridicolo spry? Cosa ci direbbe Camon? Che era più sicuro il fucile?

E sì che Camon ricorda quando ufficiale degli alpini dormiva proprio negli stessi boschi con assoluta tranquillità. All’epoca della sua giovinezza non c’era manco più un orso e se questo non rappresentava un miglioramento rispetto ad oggi, di certo disponeva di una qualche ragione. C’era anche un altro filosofo a sostenere che “il reale è razionale”. Un orso affamato libero nei bosco sotto casa, mica tanto.

Foto CCO

Tags: Camonl'Avvenire
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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